Roma – “Se non c’è lavoro non si può tornare alla normalità” nelle zone devastate dal terremoto, o meglio dai terremoti che hanno devastato il Centro Italia. Ne è convinto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. Visitando i luoghi della tragedia, da Camerino ad Arquata del Tronto e le altre città simbolo del disastro – stimato dalla Protezione civile in 23,5 miliardi di euro – Tajani ha maturato l’idea che “la prima cosa” da garantire sia “il rilancio del tessuto imprenditoriale” messo in ginocchio dal sisma. Incontrando il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, il presidente dell’Europarlamento ha indicato la necessità di “fare di tutto per permettere alle imprese di riattivarsi e di creare occupazione”.
“Adesso bisogna impedire che si fermi il mondo delle imprese”, ha ribadito l’esponente del Ppe. Mentre la terra non smette di tremare – fino a stamane l’Istituto di geofisica e vulcanologia ha registrato una una nuova scossa di terremoto di magnitudo 4 con epicentro a 14 km da Amatrice – Tajani si è rivolto all’esecutivo perché “intervenga in questa direzione”, dal momento che “tutti i sindaci mi dicono che questo è il problema principale”.
Un appello analogo “lo rivolgo anche alla Regione Lazio”, ha proseguito il presidente, sottolineando che “le risorse ci sono: un miliardo di euro di fondi strutturali, più un altro miliardo e 200 milioni”. Dunque, “non è soltanto questione di inviare soldi”, ha aggiunto ancora Tajani, secondo il quale, “una volta riparato il danno, sarà necessario rimettere la comunità nelle condizioni di ripartire”. Con la ricostruzione, ha sostenuto, c’è il rischio di mettere in piedi “una realtà apparentemente sufficiente, ma senza un tessuto economico si rischia di vanificare lo sforzo”. È per questo che, a suo avviso, “bisogna sostenere le centinaia di imprese presenti nelle aree colpite dal sisma” e “parallelamente” realizzare gli “interventi sulle infrastrutture”.
AGGIORNAMENTO del 21 febbraio:
Intervenendo a una tavola rotonda organizzata oggi dall’Ansa a Roma, Tajani è tornato a insistere su questa agenda. “Prima ancora delle casette servono le strutture per lavorare. Se non può riprendere l’attività commerciale, il turismo, l’agricoltura, il paese muore”. L’Europa, contrariamente a quanto si possa pensare, non lascia le comunità colpite dal sisma al proprio destino. Lo dimostrano gli aiuti mobilitati. C’è però “la difficoltà a far capire cosa vuol dire il terremoto a chi non è abituato a certe situazioni”. Questo è forse il problema principale di alcune parti dell’opinione pubblica e politica europea. In occasione del 60esimo anniversario dei trattati di Roma che hanno creato la Comunità economica europea, oggi Ue, il presidente del Parlamento europeo e i capigruppo del Parlamento terranno una riunione a Norcia. Un incontro “simbolico”, voluto “per mandare un segnale di vicinanza dell’Europa” all’Italia e ai suoi territori devastati dal sisma.