Bruxelles – Marine Le Pen, leader del Front National, è ancora nei guai. Dopo la vicenda dei fondi destinati a pagare gli assistenti, usati per stipendiare i funzionari di partito, questa volta la candidata alle presidenziali francesi è accusata di aver stipulato un “contratto falso” per il suo bodyguard al Parlamento europeo.
A sostenere l’accusa è l’Olaf (l’ufficio antifrode dell’Ue), che avrebbe recapitato alla giustizia parigina un rapporto confidenziale. Secondo il documento, svelato in Francia da Marianne e Mediapart, Le Pen avrebbe stipulato al Parlamento europeo di Strasburgo “un contratto di lavoro apparentemente falso per l’impiego fittizio del signor Thierry Légier”, ovvero il suo bodyguard personale.
Nel 2009, sostiene l’Olaf, venne stipulato un “primo contratto di 4 mesi”, seguito da un secondo che andava dal primo ottobre al 31 dicembre 2011. All’epoca il bodyguard di Le Pen “incassava una remunerazione mensile di 7.237 euro netti” per un contratto a tempo parziale equivalente a “9.649 euro a tempo pieno”. Stipendio “estremamente elevato”, secondo gli inquirenti, citati da Marianne. Del resto, la stessa Le Pen avrebbe ammesso di non aver mai versato quel tesoretto (41.500 euro, equivalenti ai 3 mesi di contratto) a Légier, usandolo invece per restituire alcuni arretrati a Strasburgo. Una versione che però è stata smentita dall’Europarlamento. Di qui l’accusa di un contratto “apparentemente falso”, con probabili conseguenze penali. Nel rapporto dell’Olaf si conferma inoltre che l’assistente di Le Pen, Catherine Griset, sarebbe stata stata pagata con i soldi dei contribuenti europei mentre svolgeva un incarico per il partito a Nanterre, in Francia.