Dall’inviato
Strasburgo – I numeri in Aula “ci sono”, e dunque le proposte che arrivano dal Parlamento europeo per il futuro dell’Ue saranno approvate. Andranno dritte alla Commissione europea, che ne terrà conto per la stesura del libro bianco che verrà presentato a Roma, in occasione del sessantesimo anniversario dei trattati che hanno istituito la Comunità economica europea, poi diventata Unione europea con il Trattato di Maastricht nel 1992. Trattati modificati tante volte da quel lontano 1957, e che secondo Brando Benifei (Pd), membro della commissione Occupazione e affari sociali del Parlamento Ue, si possono cambiare ma non prima del 2019. Fino a quel momento, avanti con la cooperazione rafforzata, che servirà da “motore di spinta per la vita in comune”, come sottolinea anche la Relazione a firma Mercedes Bresso (Pd).
Eunews: Chiedete che il Commissario per gli Affari economici e finanziari diventi anche presidente dell’Eurogruppo. E’ davvero possibile immaginare che gli Stati membri lo sostengano?
Benifei: Ci sono state discussioni a livello di capi di Stato e di governo. Alcuni governi, tra cui quello italiano, sono favorevoli, e c’è convergenza del Parlamento europeo. La relazione Boge (Ppe)-Berès (S&D) cita questa possibilità, che non richiede neppure il cambio dei Trattati e darebbe più certezza al processo decisionale. Basti pensare che delle riunioni dell’Eurogruppo non esistono neanche i verbali. Unire le due cariche farebbe venir meno quella mancanza di trasparenza dell’istituzione che governa di fatto l’economia della zona euro.
E: A proposito di bilancio comune dell’Eurozona. Parlare di tasse europee non è un rischio in un momento in cui l’Ue vive una crisi di fiducia?
B: Politicamente non sarebbe sostenibile proporre nuove tasse ai cittadini. Per questo ci sono varie ipotesi che non toccano il cittadino. Penso alla tassa sulle transazioni finanziarie speculative, una compartecipazione all’Iva, la risoluzione del problema dell’evasione fiscale da parte delle multinazionali con una tassa da pagare direttamente alla Commissione europea oltre un certo valore di fatturato a prescindere dallo Stato membro in cui l’azienda ha sede legale, per evitare il dumping fiscale.
E: Le elezioni in Francia e Germania quanto rischiano di incidere su queste proposte?
B: In Francia l’emergere di Macron come alternativa è interessante in questa ottica: se il presidente della Repubblica francese si esprimesse per un cambio dei Trattati avrebbe senza dubbio un significato importante. In parallelo, in Germania il presidente uscente del Parlamento europeo, Martin Schulz, darebbe una possibilità per una svolta.
E: La Commissione europea ha ammesso che cambiare i Trattati non si può, perché non lo vogliono gli Stati. La cooperazione rafforzata è la parola d’ordine?
B: Oggi la cooperazione rafforzata è più concreta. Tutto quello che si può fare all’interno dei Trattati ha come orizzonte temporale le prossime elezioni europee (previste nel 2019, ndr). In questo lasso temporale si deve guardare anche a quello che si deve fare dopo. Se vediamo la storia dell’Europa, ogni otto-dieci anni la modifica dei trattati c’è stata. Se dovessi scommettere sul terreno da cui partire adesso, indicherei la cooperazione rafforzata su difesa, sicurezza, controllo delle frontiere.
E: Ci giurerebbe? Quando si parla di immigrazione vediamo che gli Stati membri su sicurezza e controllo delle frontiere non cooperano. Non mostrano solidarietà, come dice la Commissione…
B: Costruire la cooperazione sul controllo dei confini è un bene, perché si tolgono scuse inaccettabili ad alcuni governi che rifiutano la solidarietà con gli altri Stati membri con l’argomento della mancanza di controllo dei confini.
E: cosa si aspetta il gruppo S&D dal summit di Roma?
B: L’ideale sarebbe che l’appuntamento di Roma desse seguito a tutte le proposte contenute nei Rapporti che voteremo domani. Dovendo definire delle priorità, indicherei due filoni: l’Europa sociale da un lato e la difesa e la sicurezza dall’altro. Agenda sociale nel senso di misure concrete per affrontare le diseguaglianze, come l’indennità di disoccupazione europea per rispondere agli shock asimmetrici, mentre sicurezza e difesa intese come strettamente legate alla politica estera, che deve diventare davvero comune.
E: queste proposte passano? Avete i numeri in Aula?
B: Si, mi sento di dire di sì. C’è un compromesso tra le forze pro-europee, vale a dire Ppe, S&D, Alde e Verdi.
E: E la sinistra Gue?
B: La Gue ha un po’ di timori, in particolare sul controllo dei bilanci nazionali.
E: I deputati britannici voteranno?
B: Non lo so. Certo è che tutti i deputati britannici di qualunque schieramento vivono un certo disagio nel votare testi che riguardano il futuro dell’Ue.