La Russia per l’Ue è un fornitore d’energia essenziale, un mercato di 150 milioni di consumatori, un partner per la sicurezza, la lotta contro il terrorismo, la prevenzione dei conflitti. O è una minaccia per l’Unione e una presenza inquietante al confine di alcuni suoi Stati membri, un fattore di disordine internazionale, che non rispetta i diritti umani e civili dei propri cittadini. Due percezioni quasi contrapposte, ma entrambe ben radicate in Europa. Lo Zar e l’Orso sono stereotipi persistenti. Trump l’Elefante li spazzerà via?
Giampiero Gramaglia
Unione Europea e Russia, un esempio di cattivo vicinato
Sanzioni sì, sanzioni no. Si riapre il capitolo delle restrizioni economiche e diplomatiche varate contro la Russia a partire dal 2014 a seguito dell’annessione della Crimea e della guerra in Ucraina e recentemente rinnovate fino a luglio 2017. A far ritornare di attualità la questione hanno contribuito da una parte la nuova amministrazione americana, dall’altra l’incontro di Putin con il premier ungherese Orban.
Il presidente Trump infatti ha recentemente annullato alcune sanzioni che bloccavano la vendita di tecnologie nell’ambito della cyber sicurezza e lo stesso Orban, molto vicino a Putin, ha nuovamente criticato le misure antirusse.
È vero che negli anni queste restrizioni hanno danneggiato la Russia, ma hanno prodotto effetti negativi anche sull’economia europea, e soprattutto su quella di alcuni Paesi come l’Italia. Inoltre, l’obiettivo primario di questa politica europea era ed è quello di far rispettare a pieno gli accordi di Minsk per la pace in Ucraina, che la Federazione russa continua non sembra intenzionata a prendere in considerazione, nonostante le sanzioni.
D’altro canto vi sono alcuni ambiti in cui Unione Europea e Russia continuano a collaborare, come la lotta al terrorismo e soprattutto il settore energetico. In quest’ultimo campo, significativo è l’impegno della cancelliera Merkel nel proseguire il progetto di costruzione del gasdotto North Stream 2, aumentando così la dipendenza europea dal gas russo. Tuttavia proprio la Germania è in prima fila nel sostenere l’utilità delle sanzioni contro Putin, generando malcontento tra alcuni Stati membri.
Rapporti tesi quindi quelli tra Unione Europea e Russia, condizionati anche dall’incapacità dell’Occidente in generale e dell’Europa in particolare di comprendere il proprio vicino, dando talvolta per scontata una continuità tra le amministrazioni precedenti e l’attuale sistema di potere russo.
La situazione è complicata da due fattori. Da un lato, l’ingresso nella Comunità europea della Polonia e degli Stati baltici: questi Paesi infatti vivono come una minaccia la vicinanza con la Russia, il che ostacola ulteriormente una possibile distensione dei rapporti. Dall’altro, le accuse mosse dall’Unione alla Russia, che finanzierebbe segretamente i partiti di estrema destra e populisti di alcuni Stati membri al fine di destabilizzare l’Europa stessa.
La Russia infatti auspica la fine delle sanzioni e lo sviluppo di un rapporto economico e diplomatico più proficuo con l’Europa, ma una Comunità debole e frammentata procurerebbe vantaggi maggiori per Putin, così come per qualsiasi altro Stato extra europeo. Non a caso il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha di recente ricordato quanto un’Europa unita sia importante per garantire prima di tutto l’indipendenza degli Stati membri dalle grandi potenze come Stati Uniti, Cina e Russia, invitando a mettere da parte quei sentimenti euroscettici che minacciano le prossime elezioni.
La strada da percorrere per il ripristino delle relazioni tra le due potenze è ancora lunga.
Futura D’Aprile