Bruxelles – Il Fondo monetario internazionale si mostra pessimista sulla ripresa dell’economia in Europa e ridimensiona le previsioni ottimistiche pubblicate ieri dalla Commissione europea. È quanto emerge da un dibattito presso l’European policy centre, un think tank europeo con sede a Bruxelles, dove il direttore dell’ufficio europeo dell’Fmi, Jeffrey Franks, e il direttore generale per l’economia e gli affari finanziari della Commissione europea, Marco Buti, hanno presentato le rispettive previsioni sull’economia.
Secondo i dati dell’istituto internazionale, la crescita dell’Unione europea si attesterà sia per il 2017 che per il 2018 all’1,6%, in leggero contrasto con l’1,8% previsto per il 2018 dalla Commissione. I dati differiscono in particolar modo quando si scende nel dettaglio dei singoli Paesi europei. L’Italia, ad esempio, secondo l’Fmi vedrà calare la propria crescita da uno 0,9% nel 2016 a uno 0,7% nel 2017, in disaccordo con lo 0,9% previsto per il 2017 dalle istituzioni europee. Discorso simile anche per il 2018, quando sempre l’Italia potrà vedere il proprio Pil aumentare dell’1,1% se si guarda alle più rosee previsioni della Commissione, oppure attestarsi a una crescita inferiore, ovvero allo 0,8%, se si guarda a quanto previsto dal Fondo monetario.
Se non ci sono dubbi sul fatto che l’economia mondiale ed europea sia ripartita, la crescita dell’area europea è ancora molto debole, secondo l’Fmi. Stentano a ripartire gli investimenti, nonostante il grande successo del piano Junker, e in particolare gli investimenti privati. Sempre il Fondo monetario ricorda che i dati sull’Unione europea relativi a disoccupazione, Pil e investimenti sono ancora ben lontani dai livelli registrati prima del 2008, anno della crisi finanziaria. Ancora molto resta da fare, quindi, nel quadro delle riforme strutturali all’interno dei singoli Stati membri e nelle politiche europee su Unione bancaria, Mercato dei capitali unico e Mercato digitale unico.
C’è invece accordo sui rischi da affrontare nei prossimi anni: Brexit, misure protezionistiche avallate dagli Stati Uniti, nuove elezioni in diversi paesi europei tra cui Francia e Italia con il rischio di governi antieuropeisti. Un insieme di possibili problemi che potranno inficiare la crescita e la ripresa dell’economia nel breve e nel lungo periodo.