Madrid – Brexit, effetto Trump, forse domani Le Pen, crisi politica, migratoria, economica, minaccia del terrorismo, divisione, sfiducia dei cittadini. L’Europa è in un mare in burrasca, c’è chi ne annuncia il naufragio a breve. “Non teme di essere il presidente dell’apocalisse Europa?”. “Spero proprio di no” dice in una intervista all’Ansa Antonio Tajani, nuovo presidente dell’Europarlamento. “Certo è un momento molto difficile. Ma ricordiamo che già dopo l’ultima guerra l’Europa ha saputo rialzarsi, in uno dei momenti più traumatici della sua storia. Sono convinto che troverà la forza anche ora”.
Tajani parla a Madrid dove ha visto re Felipe VI, il premier Mariano Rajoy, e parlato, in spagnolo, lungamente applaudito, al congresso del Pp. La Spagna è un po’ il suo secondo Paese. A Gijon gli hanno dedicato una strada, ‘calle Don Antonio Tajani’. Certo molto va cambiato spiega Tajani. Come Sergio Mattarella, auspica che il prossimo vertice di Roma del 25 marzo possa decidere un “nuovo inizio”. “Non è facile, non dobbiamo illuderci. Tutti i leader europei dovranno impegnarsi per superare le reciproche diffidenze, arrivare a una nuova fase. Dobbiamo trovare in noi la forza di cambiare. Capire che questa Ue così com’è non va”. “Ma cambiare, avverte, non vuol dire distruggere: significa avere una Europa più politica, meno burocratica, meno concentrata sulle piccole cose, che possono essere gestite dagli stati, più attenta ai grandi problemi che preoccupano i cittadini”. Anche la Brexit è sintomo di malessere: “se qualcuno lascia, vuol dire che qualche problema c’è”. L’Europa paga i “troppi errori”, i “troppi egoismi nazionali”, il “troppo egoismo anche di Bruxelles, una burocrazia a volte troppo introflessa, senza guida”.
“La politica, tutta la politica, deve interrogarsi e reagire. Superare gli egoismi, affrontare i problemi che più toccano i cittadini, immigrazione, terrorismo, crisi economica”. E poi “difendere l’interesse dell’ Europa nel Mediterraneo”, una area dove si gioca una partita cruciale per l’Ue. Con l’uscita di Londra, prevede Tajani, l’equilibrio europeo si sposterà verso il sud: “a Bruxelles nelle stanze in cui si decide ci deve essere più Italia, più Spagna”. Per Tajani inoltre ci vuole un piano Marshall per l’Africa, che fermi il prevedibile esodo futuro di milioni di persone verso il nord, e freni il radicalismo islamico. E “Non possiamo lasciare l’Africa, e neppure l’America Latina, ai cinesi”. Ma per fare ripartire l’Europa occorre tornare a “recepire l’interesse comune. Questo non significa cancellare le identità nazionali. Io sono fiero di essere italiano, e di essere europeo. Dobbiamo capire che l’identità nazionale non è in contraddizione con quella europea. Anzi, la rafforza perché l’arricchisce”.
Un orgoglio europeo che per Tajani affiora anche nella risposta alla nuova amministrazione di Donald Trump. “Siamo amici degli Usa. Tutti possono criticare un amico, anche con toni duri. Però noi non siamo al di sotto di nessuno: un amico è un amico, non un capo”. La spinta del voto ‘populista’ un po’ ovunque costringe la ‘vecchia’ politica a cambiare. “Il problema non sono i partiti populisti, ma capire che la gente li vota perché le cose non vanno”. “Dobbiamo completamente ribaltare il nostro modo di fare politica: avere sempre come priorità l’interesse dei cittadini, e ogni volta che prendiamo una decisione, avverte, non dimenticare che sono loro i nostri datori di lavoro”.
L’intervista sul sito dell’Ansa.