Bruxelles – Il Parlamento europeo voterà mercoledì l’approvazione del Ceta, il trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada. Il premier del Paese, Justin Trudeau, sarà a Strasburgo giovedì per parlare ai deputati dopo il voto, che sarà sicuramente un via libera. I leader dei Verdi, i quattro co-presidenti di partito e gruppo, hanno scritto una lettera a Trudeau per spiegarli le ragioni per cui loro voteranno contro il Ceta.
“Ci sono pochi dubbi del massimo rispetto che abbiamo per il Paese e il suo governo e con tutto il cuore riconosciamo l’importanza di rafforzare le relazioni con il Canada, in particolare ora che assistiamo ad alcuni sviluppi inquietanti nello spazio transatlantico”, premettono Monica Frassoni, Reinhard Bütikofer, Ska Keller e Philippe Lamberts, aggiungendo: “Apprezziamo molto ciò che il vostro governo ha fatto per i rifugiati e per il progresso della diversità e dei diritti delle donne. Crediamo che dovremmo e possiamo cooperare per plasmare la globalizzazione in un modo che punti a sradicare la povertà, risolvere la crisi climatica, perseguire l’innovazione e l’inclusione e salvaguardare le nostre democrazie”.
Ma nonostante questo, precisano, “non voteremo a favore del Ceta”. Innanzitutto perché “i negoziati in un primo momento non sono trasparenti”, con “il mandato della Commissione europea per i negoziati che è stato pubblicato molto tardi, solo nel dicembre 2015”, e “solo recentemente il pubblico ha avuto la possibilità di essere coinvolto più profondamente”.
Come Verdi europei, continua la lettera, poi “vogliamo affermare chiaramente che qualche vecchio pensiero sul commercio deve essere ancora sradicato”, in particolare “i privilegi di cui gli investitori internazionali stanno godendo grazie alle regole di protezione che sono ingiustificate e che non possiamo sostenere. Siamo inoltre profondamente preoccupati per le cosiddette clausole ‘ratchet’ e ‘standstill’, che per la prima volta stabiliscono che le privatizzazioni sono irreversibili, mentre il settore pubblico è ancora aperta per la privatizzazione”.
I quattro leader dicono che “chiaramente non condividiamo l’assunto che i mercati funzionano sempre meglio del settore pubblico”, e in questo “l’esperienza è dalla nostra parte”. “Sappiamo che su alcune questioni il Canada sarebbe stato disposto a optare per un miglioramento del testo esistente, per esempio per quanto riguarda il rispetto dei diritti dei lavoratori e gli impegni ambientali. La Commissione europea ha, ai nostri occhi, perso alcune opportunità”, scrivono ancora i Verdi. Per quanto riguarda la questione dei nuovi tribunali per le dispute tra investitori e Stato, che dovranno sostituire gli Isds, e che non entreranno in vigore fino a quanto il Ceta non avrà il via libera da tutti i Parlamenti nazionali, gli ambientalisti chiedono di “riconsiderare come costruire un sistema di protezione degli investimenti giusto che non sia sbilanciato verso le grandi imprese, ma consenta anche ai lavoratori e tenga conto delle preoccupazioni ambientali”.
“Noi diciamo sì al commercio con il Canada e sì ad un mondo aperto – conclude la lettera – Ci auguriamo che il vostro Paese e l’Unione europea siano in grado di collaborare efficacemente in futuro per costruire un ambiente commerciale globale multilaterale libero ed equo che si oppone sia al nazionalismo protezionista che e al privilegio aziendale”.