Bruxelles – Colpi di scena non sono previsti. Il Ceta, il trattato di libero scambio tra Ue e Canada, dovrebbe essere approvato dal Parlamento europeo senza troppi scossoni. L’Aula voterà mercoledì a Strasburgo, e i numeri sembrano esserci: popolari (Ppe), liberali (Alde), conservatori (Ecr ) e socialdemocratici (S&D) voteranno per il trattato. Ma nella conta dei voti, i conti quasi certamente non torneranno. Soprattutto tra i socialdemocratici ci sono resistenze e dubbi su un dossier che ha impedito al gruppo di trovare una posizione condivisa. Mentre gli altri schieramenti hanno già reso noto le intenzioni di voto, il gruppo S&D l’adotterà solo martedì sera, alla vigilia del voto. Segno che il Ceta agita ancora il gruppo presieduto dall’italiano Gianni Pittella. Fonti parlamentari assicurano che si tratta solo di normali resistenze “trasverali” ad un dossier tanto delicato quanto complesso. Non ci sarebbero, dunque, “casi”. Sta di fatto che i socialisti sono gli unici a prendersi tutto il tempo di cui hanno bisogno per decidere come votare.
La fronda francese capofila dei dubbi S&D
Sono soprattutto i deputati francesi ad aver tracciato linee rosse invalicabili. In commissione Commercio internazionale, quella competente in materia, il 24 gennaio Eric Andrieu ed Emmanuel Maurel hanno votato contro il trattato commerciale. Era quello l’ultimo voto prima dell’atteso giudizio della plenaria. Le ragioni del “non” sono squisitamente nazionali. Si ritiene che il capito agricolo non tuteli a sufficienza il comparto francese, mettendo in pericolo il ‘made in France’. C’è poi la questione delle norme sanitarie, ancora troppo diverse. A quanto si apprende i socialisti francesi stanno valutando l’ipotesi di votare compatti contro il Ceta, sancendo la lacerazione interna al gruppo su questo dossier. A loro possono aggiungersi anche parlamentari di altre delegazioni. Il 24 gennaio a votare contro il Ceta furono anche Maria Arena (Belgio), Karoline Graswander-Hainz (Austria) e Joachim Schuster (Germania). Questo a dimostrazione di perplessità non esclusive della delegazione francese. All’interno del gruppo S&D (189 i membri in totale) si è comunque fiduciosi di trovare un’ampia maggioranza a sostegno del Ceta, ritenuto comunque importante in quanto un punto di riferimento per il futuro delle relazioni commerciali. I socialdemocratici rischiano però di marciare meno compatti di altri gruppi.
Ppe, Alde e Ecr compatti
La convergenza tra questi gruppi mostra anche nella pratica la rottura dell’alleanza tra popolari e socialdemocratici. Questi tre schieramenti hanno addirittura redatto una mozione di risoluzione comune, che sarà votata dopo il Ceta. Questi tre gruppi insieme rappresentano 319 seggi. I restanti 57 voti necessari per assicurare il passagio del trattato commerciale a maggioranza (376 voti) dovrebbero arrivare tutti dal gruppo S&D. Non c’è dunque particolare preoccupazioni per l’esito finale. I voti si troveranno, e magari anche contro le logiche strettamente di partito.
Compatti anche Verdi e Gue (per il “no”).
Decisi a votare contro il Ceta i gruppi parlamentari di Verdi e Sinistra Unita (Gue). Una posizione che vede i deputati parlamentari di questa parte dell’emiciclo condividere il rifiuto – anche se per motivazioni diverse – con i gruppi euroscettici Efdd e Enl.