Bruxelles – Pompei e la sua messa in sicurezza con l’intervento dell’Ue “è un esempio da seguire”; una risposta a quanti oggi rifiutano l’idea dell’integrazione. E’, concretamente, la dimostrazione del valore dell’Unione europea. Ecco la sintesi dell’impegno della Commissione europea, come spiegato dal responsabile per le Politiche regionali, Corina Cretu, nel corso della sua visita al sito archeologico campano. “Ho visto a Pompei ed altrove opere importanti per la vita delle gente finanziati con fondi Ue. Dobbiamo pensare a costruire autostrade, automobili e non muri per dividerci”.
A Pompei l’Ue ha investito 108 milioni di euro per la conservazione del sito archeologico e il suo patrimonio culturale. Un intervento resosi necessario a seguito dei crolli ripetuti del 2011 che ne avevano messo in luce la fragilità. Attraverso lo stanziamento di fondi strutturali europei le autorità italiane hanno potuto finanziare i lavori di messa in sicurezza del sito archeologico. Il Grande Progetto Pompei prevede 72 interventi complessivi. Di questi ne restano da completare 17, 13 dei quali sono in corso. Si tratta per lo più di opere di restauro che hanno interessato la conservazione, l’architettura e l’aspetto decorativo, ma si sta lavorando anche al nuovo impianto di illuminazione notturna.
Il Grande Progetto Pompei non dovrebbe subire ritardi, ed essere completato nel 2018. Ad ogni modo per Cretu già adesso quello di Pompei è “un esempio da seguire per programmazione e risultati”. Il commissario europeo ricorda che l’obiettivo di Bruxelles era permettere all’Italia di “raggiungere un numero di visitatori maggiore rispetto al periodo prima dei danni”. Oggi “siamo arrivati a tre milioni di visitatori, ce l’abbiamo fatta”. Cretu invita però a non abbassare la guardia. A Bruxelles si ritiene che ci siano stati dei ritardi dovuti a amministrazioni poco capaci, corruzione e criminalità organizzata. Quindi c’è ancora molto da fare.