Bruxelles – Come spendere i fondi dell’Ue, come gestire meglio il territorio e come rilanciarlo. E ancora: Brexit, prospettive di bilancio, cultura e integrazione sociale, sinonimo di immigrazione. Il commissario per le Politiche regionali, Corina Crețu, è attesa per una missione in Italia dove tutti questi temi verranno toccati nei tre giorni che la vedranno impegnata sul suolo nazionale. Appuntamenti previsti a Pompei, Napoli, Perugia e Norcia. Una cena con i presidenti delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. E poi i dialoghi con i cittadini. Crețu a tutto campo per costruire un ponte tra l’Europa oggi tanto criticata e la società civile. Sfide immediate e future saranno l’oggetto degli incontri che Crețu ha in agenda con tutte le parti interessate. Un compito non facile. Bisogna promuovere tra la gente un’Ue che non ha appeal, e superare gli ostacoli che impediscono virtuosi legami sindaci-governatori-governo. Con i rappresentanti di ogni anello della catena Crețu discuterà gli stessi temi.
Spese dei fondi di coesione e il nodo del Mezzogiorno. L’Italia fa progressi. Il tasso dei progetti selezionati per il finanziamento europeo è passato dal 13,6% di ottobre a quello del 32,8% di gennaio. Una buona notizia, per il secondo beneficiario di tutta l’Ue delle risorse per lo sviluppo delle regioni (circa 32 miliardi euro dal bilancio 2014-2020). Ma c’è ancora un divario da colmare, se è vero che l’80% di quello che arriva da Bruxelles viene speso principalmente per il sud Italia (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, le regioni “meno sviluppate”, a cui si aggiungono Abruzzo, Molise e Sardegna, regioni “di transizione”). Ciò nonostante “nel sud Italia non vedo la crescita che ci aspettiamo”, lamenta Crețu. La Commissione vuole fare in modo che i soldi comunitari siano spesi in modo efficienti. Significa niente sprechi, niente opere inutili, meno frodi. Una prima introduzione di “criteri ex-ante” ha permesso di indirizzare i fondi verso progetti che sono tenuti ad avere determinate caratteristiche. Garanzie in cambio di fondi.
Riforma delle politiche Ue. Crețu però viene in Italia a portare i ragionamenti che iniziano a essere fatti in Commissione europea, dove si considera l’ipotesi di “una riforma delle politiche di coesione”. Da una parte la politica di coesione è rimasta pressoché immutata per vent’anni. Dall’altra c’è la necessità di istituzionalizzare la flessibilità delle politiche Ue per rispondere alle nuove sfide, quali ad esempio l’immigrazione. “Cambiamo l’adattamento dei programmi operativi per far fronte a questioni nuove. La questione migranti ad esempio non c’era, invece adesso c’è”. L’approccio deve essere questo: le risorse devono poter essere reindirizzate a seconda delle emergenze. E poi si tratta di capire di stabilire nuovi parametri per l’assegnazione delle risorse. Finora l’unico criterio è stato il Pil-pro capite: si investe soprattutto dove si percepisce meno del 75% del Prodotto interno lordo europeo. Si vorrebbe stabilire una nuova modalità di eligibilità. Quale? Crețu ne deve parlare anche con i governatori. Non solo. Le risorse possono essere legate al rispetto delle raccomandazioni specifiche per Paese, che la Commissione europea adotta collegialmente nell’ambito del processo di analisi dello stato delle finanze pubbliche e delle politiche di bilancio. “Sono favorevole a legare i fondi al rispetto delle raccomandazioni. Questo perché spinge a fare le riforme che servono”. Come spiega Crețu, “senza le giuste condizioni, gli investimenti non rendono quanto dovrebbero”. E l’Ue non vuole più fare investimenti a perdere, in Italia come altrove.
Fare uso delle spese per i migranti. La politica di coesione finanzia progetti per l’integrazione, l’istruzione, la formazione. Si finanzia l’area e il progetto, a prescindere dai beneficianti. Inserire richiedenti asilo all’interno di programmi mirati finanziati con fondi europei è una possibilità, e oggi più che mai una necessità, vista la situazione. Un concetto che la Commissione europea sta cercando di trasmettere a livello locale. Crețu continuerà a fare da ponte tra amministratori locali e quelli nazionali. I primi sono chiamati a gestire l’accoglienza sul territorio, i secondi si preoccupano spesso dei consensi che l’immigrazione porta via, o con sé, a seconda che sia più o meno intransigenti. L’esecutivo comunitario si rende conto della sensibilità e della delicatezza del problema. “I migranti sono qui per restarci: è quello che ci dicono i sindaci”. In Italia come altrove “alcune città vorrebbero fare di più, ma i governi nazionali non vogliono”. La posta elettorale in gioco, del resto, è alta. Crețu sarà in Italia dunque per parlare direttamente con i presidenti di Regione e i cittadini. La Commissione, ha garantito Crețu, è disposta a venire incontro alle esigenze dell’Italia, ma “abbiamo bisogno di un chiara valutazione delle necessità, e che ci dicano come aiutare”. Il governo centrale fornisce cifre sui costi per il bilancio, e poco altro. “Sappiamo che ci sono necessità, ma non sappiamo di cosa e in che misura”, ammette il commissario per le Politiche regionali.
Coesione e bilancio. Crețu si attende dai governatori lumi sul bilancio comunitario alla luce dell’abbandono britannico dell’Ue. La stessa commissaria è consapevole che “con la Brexit il budget sarà minore”. Questo riguarderà ogni voce del bilancio, inclusa quella delle politiche di coesione. La quota britannica al Quadro finanziario pluriennale (circa 11,4 miliardi messi finora ogni anno nel piatto comune) rischia di ridurre le risorse per finanziare lo sviluppo delle regioni. Come rispondere a questa sfida? In Commissione iniziano a porsi la domanda che nelle regioni ci si è posti ancor prima. Il dialogo con i cittadini e gli amministratori aiuta a trovare possibili risposte al quesito.
Pompei. Corina Crețu intende visitare il sito archeologico campano per vedere a che punto è l’attuazione del piano d’azione della Commissione europea per la conservazione dell’area. Un totale di 108 milioni di euro sono stati messi a disposizione di Pompei, e l’esecutivo comunitario vuole essere certo che non vadano sprecati. Ci sono stati ritardi “dovuti a corruzione e criminalità organizzata”, e si tratta ora di “massimizzare gli effetti” dell’azione comunitaria. Ne parlerà al soprintendente per i beni culturali di Pompei e i rappresentanti del ministero per i Beni culturali.
Terremoto. La visita nelle zone umbre colpite dai sisma vuole essere la dimostrazione di una Commissione europea vicina all’Italia e sensibile alla tragedia. Il presidente dell’esecutivo comunitario Jean Claude Juncker ha promesso di voler ricostruire la basilica di San Benedetto, e la presenza di Crețu vuole testimoniare l’attenzione dell’Ue alla causa. Le spese e il loro conteggio riguardano un altro discorso, portato avanti da altri commissari europei con determinati ministri, che Crețu non incontrerà. Lei però ricorda che finora l’Ue ha garantito 1,3 miliardi di euro dal Fondo di solidarietà per otto diversi disastri naturali. A dimostrazione che non è vero che non si consente la ricostruzione. “Aiutiamo l’Italia più che possiamo, ogni volta che possiamo”, è il messaggio che Crețu porterà in Italia domani.