Bruxelles – Se da una parte l’Europa si mostra unita quando si discute con la Libia un piano d’azione per fermare i flussi migratori nel Mediterraneo centrale, così come è stata unita nell’accordo con la Turchia, quando si tratta di solidarietà con chi i migranti li vede sbarcare sul proprio territorio, prevalgono divisioni ed egoismi.
I numeri contenuti nel nono report su ricollocamenti e reinsediamenti sono impietosi. Il totale dei ricollocamenti di rifugiati da Grecia e Italia verso altri Paesi membri, seppur cresciuto negli ultimi mesi, è arrivato solo a 11.966 (di cui 8.766 dalla Grecia e 3.200 dall’Italia), su un obiettivo totale di 160mila. Negli ultimi due mesi sono stati trasferiti 3.813 richiedenti asilo, un numero in crescita, con dicembre che ha fatto segnare il record di 1.926 ricollocamenti totali, una cifra considerevole ma comunque lontana dai 3mila mensili richiesti dalla Commissione. Gli scarsi risultati dipendono dal fatto che pochi Paesi stanno facendo la loro parte. La Finlandia, ad esempio, è già a buon punto per quanto riguarda il rispetto dell’obbligo di ricollocamenti dalla Grecia (560 finora effettuati, su 1.299 previsti) e dall’Italia (359 su 779), ma altre nazioni non hanno nemmeno avviato questo processo.
“Se gli Stati sono preoccupati, dovrebbero fare di più”, ha indicato Frans Timmermans secondo cui “ricollocare tutti i rifugiati previsti dal programma da Grecia e Italia è possibile ma serve volontà politica e perseveranza di tutti gli Stati”. Il primo vicepresidente della Commissione ha avvertito quelli che pensano che per arginare i flussi migratori “bastino migliori controlli alle frontiere, lavoro nei Paesi di origine e lotta ai trafficanti”, che “si sbagliano” perché “senza la solidarietà le altre cose non funzioneranno”. La Commissione ha dalla sua l’arma delle infrazioni per convincere i Paesi più riluttanti a prendersi carico della loro parte di rifugiati, ma per il momento non è ancora intenzionata a utilizzarla. “Potremmo dare il via a delle procedure di infrazioni ma mi chiedo se questo aiuterebbe i rifugiati”, ha dichiarato Timmermans che ha detto di preferire un’altra strada, quella di provare a “essere pragmatici” e “convincere gli Stati con la politica”. Ma l’ipotesi infrazioni “la considereremo”, ha promesso, affermando che quando a marzo uscirà il decimo report sui ricollocamaenti, “sarà per me personalmente il momento in cui prenderò in considerazione quali sono i prossimi passi da intraprendere”.
Rispetto ai ricollocamenti va meglio invece la politica dei reinsediamenti, ovvero la pratica di accettare domande di asilo fatte direttamente da Paesi terzi all’esterno dell’Ue. Gli Stati membri hanno messo in atto 13.968 reinsediamenti dal luglio 2015, oltre la metà dei 22.504 concordati. Il reinsediamento ha riguardato 21 Stati (Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica ceca, Spagna, Svezia e Svizzera). La Finlandia, i Paesi Bassi, il Regno Unito e la Svezia, nonché i paesi associati Islanda, Liechtenstein e Svizzera, hanno già rispettato i loro impegni.
Per saperne di più:
– Nona relazione su ricollocazione e reinsediamento
– La scheda informativa