Bruxelles – La proposta della Commissione europea di permettere in Italia l’utilizzo dei fondi comunitari, senza dover far ricorso al cofinanziamento nazionale, per quanto riguarda le spese di ricostruzione terremoto, ha diviso il Parlamento di Bruxelles, ma alla fine si è optato per portare la proposta in Aula con una procedura semplificata.
“I Socialisti e i Popolari, cioè i gruppi politici di appartenenza del Pd, Forza Italia e Ncd, annunciano opposizione”, avevano denunciato in una nota i deputati del Movimento 5 Stelle che hanno organizzato un presidio all’esterno della Commissione Sviluppo Regionale dove i coordinatori dei diversi gruppi si sono riuniti nel pomeriggio per decidere se applicare la procedura accelerata alla proposta della Commissione per farla andare velocemente in Aula per il voto in Plenaria e l’approvazione definitiva. Le opposizioni a quanto pare erano trasversali ai maggiori gruppi dell’emiciclo, e il lavoro delle delegazioni italiane è stato fondamentale per trovare un accordo che permettesse al testo di passare.
In seguito ai terremoti che hanno colpito ‘Italia la Commissaria per le politiche regionale Corina Cretu e il presidente Jean-Claude Junker hanno annunciato l’intenzione di modificare il regolamento relativo alla Politica di Coesione 2014-2020 per introdurre la possibilità di finanziare totalmente alcune operazioni di ricostruzione, compreso il restauro del patrimonio culturale, attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). L’Ue coprirebbe quindi con i fondi strutturali fino al 100% delle spese senza la necessità (solitamente obbligatoria) di un co-finanziamento regionale. La proposta è neutrale in termini di bilancio, in quanto la dotazione resterebbe la stessa già assegnata all’Italia e l’aumento del tasso di cofinanziamento fino al 100% comporterà solo un parziale anticipo dei pagamenti.
“E’ stata una partita difficile, non c’era unità nei gruppi politici, ma alla fine c’è stata una bellissima vittoria corale in cui l’S&D ha avuto un ruolo determinante convolgendo in prima persona il capogruppo Gianni Pittella”, dichiara Michela Giuffrida, eurodeputata Pd membro della commissione Sviluppo regionale, sottolineando che “soprattutto nelle regioni più deboli, in dissesto di bilancio, trovare fondi per co-finanziare i progetti europei è un ostacolo alla realizzazione della programmazione”. Il confronto in Parlamento però “ha evidenziato lo scetticismo di molti deputati di diversi gruppi politici, Popolari, Socialisti, Liberali, che si sono detti preoccupati che la proposta potesse cambiare la natura stessa dei fondi europei”, spiega Giuffrida sottolineando che invece “il provvedimento su cui il Parlamento si è espresso non è un regolamento specifico per il nostro Paese ma una modifica che si applicherebbe a tutti i Paesi vittime di grandi catastrofi”, e l’Italia quindi sarebbe il primo ma non l’unico beneficiario. Il testo ora dovrà passare al vaglio della commissione Affari regionali e potrebbe essere portato a Strasburgo per il voto finale già nella Plenaria di marzo.
“La delegazione Italiana del Ppe ha lavorato intensamente affinché la posizione di tutto il Gruppo potesse convergere verso una rapida adozione del testo in linea con il carattere di urgenza della proposta. In questo è stato fondamentale l’aiuto del Capogruppo, Manfred Weber”, rivendicano in una nota Elisabetta Gardini e Lorenzo Cesa. Ma il Movimmento 5 Stelle parla di un compromesso al ribasso. “I gruppi politici a cui appartengono Forza Italia, Ncd e Partito Democratico non hanno sostenuto la nostra posizione ma hanno ceduto ad un compromesso che allungherà i tempi e le procedure: la procedura sarà sì semplificata ma con apertura di emendamenti e votazione finale che slitterà”, afferma D’Amato.