Bruxelles – Mario Draghi guida la resistenza europea alle politiche della nuova amministrazione americana. L’Euro non si tocca, l’unione bancaria non si abbandona, al libero commercio non si rinuncia. Il presidente della Banca centrale europea afferma tutto questo senza mai citare Donald Trump. Non è a lui che si rivolge, del resto, ma ai parlamentari europei per il primo dialogo economico del 2017. A loro non nasconde i dubbi e i timori condivisi a Francoforte, visto e considerato che “i rischi per le prospettive dell’Area euro restano orientati al ribasso e si riferiscono prevalentemente a fattori globali”. Le scelte del nuovo presidente degli Stati Uniti, quindi, potranno giocare un ruolo per la ripresa tutt’altro che robusta dell’Ue e dei suoi membri con la moneta unica. “Dovremo giudicare quando vedremo nella pratica quanto è stato annunciato, ma certamente guardiamo con preoccupazione i potenziali annunci di misure protezionistiche”. Ciò perché da sempre l’Unione europea “è stata creata sulla sul libero scambio e sulle quattro libertà”, quelle che prevedono libera circolazione di persone, merci, beni e servizi. Rimettere in discussione questo significa rimettere in discussione l’Ue.
L’Europa e i suoi Stati membri con la moneta unica hanno lavorato duramente, subito dopo lo scoppio della crisi economica, per spezzare il circolo vizioso tra banche e debito sovrano, ridurre i contraccolpi sull’economia reale derivanti dalle turbolenze finanziarie. La firma del presidente degli Stati Uniti sull’ordine esecutivo che allenta le regole esistenti e riducono la supervisione sui grandi gruppi finanziari americani è pericoloso. “Pensare di poter tornare alle condizioni e alle situazioni pre-crisi è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento”. Draghi alimenta il confronto-scontro con gli Stati Uniti anche rispondendo a Marco Zanni (fuoriuscito dalla delegazione 5 Stelle, ora nel gruppo di Marine Le Pen) che chiedeva lumi sulle accuse americane di manipolazione della valuta da parte della Germania. “L’ultima relazione del Tesoro americano, del 14 ottobre 2016, sottolinea che la Germania non manipola la sua valuta”.
Draghi chiede quindi agli Stati membri di serrare le fila. Il progetto europeo è l’unica garanzia in tempi di incertezza, e la moneta unica – strumento concepito per favorire scambi e integrazione – l’arma di difesa contro i pericoli. “Con la moneta unica abbiamo forgiato legami che sono sopravvissuti alla peggiore crisi economica dalla fine della seconda guerra mondiale”. E’ proprio questa, ricorda il presidente della Bce, “la ragion d’essere dell’Euro: tenerci tutti uniti in tempi di difficoltà, quando ogni cosa spinge a voltare le spalle ai nostri vicini per cercare soluzioni nazionali”. A quanti, nell’Ue come oltre i suoi confini, spingono per una eliminazione dell’Euro, Draghi promette battaglia. “L’Euro è irrevocabile. Questi sono i trattati”.