Berlino – È sceso in campo un big della politica europea e la campagna elettorale tedesca ne risente. Sigmar Gabriel, vice cancelliere tedesco, si è fatto indietro e Martin Schulz è il candidato di Spd (Sozialdemokratische Partei) alle elezioni politiche di settembre 2017. È bastato l’annuncio e il panorama politico è cambiato sostanzialmente, profilando una sfida che promette di regalare grandi emozioni nei prossimi 6 mesi e che mette a rischio la vittoria certa che si preparava per la cancelliera Angela Merkel.
Secondo gli ultimi sondaggi l’ex presidente del Parlamento Europeo ha fatto schizzare in alto i voti del partito socialdemocratico, facendolo arrivare a quota 28% e, facendo retrocedere la coalizione Cdu (Cristlich Demokratische Union) / Csu (Cristlich Soziale Union) dal 37% al 34. Certo, la distanza è ancora grande, e soprattutto sembra che i 5 punti guadagnati non provengano direttamente dall’altro partito ma siano stati sottratti ad altre formazioni e soprattutto da coloro che si dichiaravano indecisi. Ma un’altra sicurezza è che in pochissimi giorni la Spd è riuscita a dare un segnale forte all’alleato di governo.
Ma c’è un dato che è ancora più importante, ed è il fatto che se i tedeschi potessero votare per l’elezione diretta del cancelliere, non ci sarebbero dubbi, la vittoria andrebbe a Martin Schulz con il 50% e la Kanzlerin raggiungerebbe un misero 34%. Per capire come si è arrivati a questo è importante analizzare ciò che è accaduto nei mesi passati e in particolare tornare a dicembre, quando Angela Merkel ha ottenuto l’approvazione dall’assemblea per la ricandidatura.
Le difficoltà di Angela
Stretta nella morsa di Afd (Alternative Für Deutschland) e Csu, la Cancelliera è stata riconfermata il 7 dicembre ad Essen con il 90% delle preferenze alla guida del partito ma, benché possa essere considerata una percentuale bulgara è più bassa del 97% ottenuta 4 anni prima. Merkel ha pagato le sconfitte elettorali in Meclemburgo-Pomerania, Nordrhein Westfalen, Baden-Württemberg e Sassonia Anhalt, oltre alla sconfitta della Cdu nella capitale tedesca che ha visto la nuova formazione Spd – Verdi(Die Grünen) – Linke.
Inoltre, la cancelliera è dovuta sottostare alle richieste della compagine bavarese, Csu, che è sempre più ostile all’accoglienza dei migranti e, spaventata dai recenti attentati, ha richiesto la modifica della legge sulla doppia cittadinanza, introdotta grazie ad un accordo con l’alleato di governo Spd.
Infine, Cdu ha perso voti a favore del partito populista guidato da Frauke Petry che ha fatto della lotta ai migranti e dell’euroscetticismo i punti cardine del proprio programma, anche se quest’ultimo è in calo nei sondaggi (-3%). A questa diaspora Merkel ha reagito paventando l’esigenza di “integrare a destra” e di rendere la legge sul diritto di asilo più restrittiva, nella speranza di guadagnare qualche voto ma allontanando gli elettori più moderati.
L’entrata in scena di Schulz
Il curriculum è ricco, il candidato è ben visto in patria e forse il centrosinistra stava aspettando il tanto atteso candidato che desse una scossa al partito che negli ultimi anni è stato il bastone delle politiche di Merkel e Schäuble. Martin Schulz è entrato sostituendo Sigmar Gabriel, che suo malgrado non aveva mai goduto di una grande fama in Germania e che ultimamente, forse in vista di una sua ipotetica candidatura, aveva preso le distanze da alcune politiche governative.
Quale sarà l’obiettivo governativo dell’ex presidente dell’Europarlamento è ancora tutto da vedere, ma se dovesse seguire l’ombra di Gabriel, l’idea è quella di dare maggior giustizia sociale alla Germania, che al momento vive, nonostante sia il paese più ricco dell’Ue, una grande disparità sociale e soffre ancora la divisione del muro di Berlino. La speranza è che Schulz possa portare la Spd allo splendore del periodo in cui alla guida c’era Gerhard Schröder.
Inoltre, c’è da considerare che in Europa Schulz è sempre stato per una politica di integrazione ma ha mostrato anche un lato intransigente nei confronti della Grecia di Alexis Tsipras, tema che è molto sentito dai tedeschi e che potrebbe attirare quella parte di elettorato di centro che era a favore delle politiche del falco Schäuble.
Le possibili coalizioni e il ruolo dei verdi
Anche se al momento è difficile fare previsioni sulle possibili coalizioni che verranno stipulate a settembre, il sentore è quello che non ci sarà di nuovo una Große Koalition tra Cdu/Csu e Spd, ma piuttosto i due maggiori partiti cercheranno alleati minori per poter stipulare alleanze basate su programmi specifici. I sondaggi sono abbastanza chiari e i tedeschi desiderano un governo a guida Spd (50%), ma se, come è probabile, di coalizione si dovesse trattare, allora la più quotata sarebbe Cdu/Csu-Spd (43%) seguita da Cdu/Csu-Verdi (36%) e Spd-Verdi-Linke (33%) basata sul modello berlinese, anche se molto dipenderà da Katrin Göring-Eckardt e Cem Özdemir, candidati dei verdi e tradizionalmente favorevoli alle politiche di Merkel e ad una coalizione con Cdu. Con le primarie del partito ecologista l’asse si è spostata a destra designando due candidati favorevoli ad una stretta all’immigrazione e agli investimenti sulla videosorveglianza, temi che stanno riscuotendo successo nell’elettorato di destra.