Bruxelles – La Libia è pronta a cooperare con l’Unione europea per cercare di bloccare l’afflusso di migranti nella rotta centrale del Mediterraneo, ma la cooperazione deve avvenire nel rispetto della sovranità del Paese africano, che chiede anche un maggiore sostegno economico.
Il primo ministro del governo di Accordo nazionale, Fayez Mustafa Al-Sarraj, principale interlocutore della comunità internazionale, è stato a Bruxelles per discutere con i vertici delle istituzioni Ue, in preparazione del Consiglio informale di oggi a Malta, che si concentrerà principalmente proprio sul tema del rapporto con la Libia nel tentativo di bloccare i flussi migratori.
“Siamo impegnati in una cooperazione con l’Ue per fermare il fenomeno dell’immigrazione illegale e proteggere coloro che affrontano i viaggi in mare”, ma qualsiasi nuovo accordo deve “preservare la sovranità del Paese”, e questo è un aspetto “non negoziabile”, ha dichiarato Al-Sarraj. Il premier è stato anche molto chiaro sul fatto che si aspetta un maggiore supporto finanziario, perché i soldi che il governo libico ha ricevuto finora dall’Ue “sono molto pochi”, ha detto senza mezzi termini, auspicando la messa in pratica di “un meccanismo più pratico per aiutare la Libia”, in quanto “abbiamo bisogno di essere abbastanza seri, per lavorare insieme e stabilizzare la situazione”.
Per il periodo 2014-2016 l’Ue ha mobilitato 26 milioni, parte di un pacchetto di assistenza da 100milioni, e 10,8 milioni di aiuti umanitari. Con il nuovo piano messo a punto dalla Commissione, che sarà discusso dai leader Ue a Malta nel Vertice informale, la Commissione si impegna ad aumentare il finanziamento del Fondo fiduciario dell’Ue per l’Africa mobilitando 200 milioni di euro per progetti nel 2017 intesi a sostenere azioni quali la formazione e l’equipaggiamento della guardia costiera libica, e a migliorare le condizioni per i migranti e intensificare i ritorni volontari assistiti.
A quanto pare, però, per Al-Sarraj non basta. “Abbiamo discusso modi per migliorare e non solo aumentare i finanziamenti, e assicurarci non solo che i soldi siano trasformati in progetti, ma anche che siano utilizzati in modo da portare benefici direttamente ai cittadini libici”, ha spiegato Federica Mogherini dopo l’incontro con il premier libico.
L’Alta rappresentante ha sottolineato però che “la situazione sul terreno è complicata” e il problema di un accordo con la Libia è proprio questo: l’instabilità e la divisione del Paese che non non ne fa un partner affidabile, come invece si è rivelata la Turchia – nonostante la svolta autoritaria del Paese, su cui l’Ue ha chiuso più di un occhio – di Recep Tayyip Erdoğan, il quale è riuscito a far diminuire gli ingressi di migranti dalla rotta est del 90%.
“La situazione in Libia è molto differente da quella della Turchia, e l’accordo con il Paese non porterà certo risultati nel breve termine, ma non c’è alternativa e bisogna provarci”, spiega a Eunews una fonte Ue. Ma il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, mostra comunque sicurezza. “È arrivato il momento di chiudere la rotta dalla Libia all’Italia, ne ho parlato ieri con il premier Paolo Gentiloni e vi posso assicurare che è a portata di mano”, ha promesso al termine dell’incontro con Al-Sarraj.
Promessa mantenuta in serata, quando il capo dell’esecutivo tripolino è volato a Roma e ha siglato un memorandum proprio con l’omologo italiano. L’intesa, racchiusa in un capitolato di otto articoli, prevede l’impegno italiano a sostenere e finanziare programmi di crescita in diversi settori nelle regioni interessate dal fenomeno dell’immigrazione illegale, oltre che la fornitura di supporto agli organismi libici incaricati del contrasto al flusso di migranti irregolari. La Libia, in cambio, si impegna ad arginare il fenomeno della migrazione clandestina.
Dopo la firma dell’accordo, Paolo Gentiloni ha ricevuto le congratulazioni dai vertici europei che lo hanno contattato da Malta, a partire da Joseph Muscat, primo ministro maltese e presidente di turno dell’Ue, al quale si sono aggiunti Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo e Antonio Tajani, presidente dell’Europarlamento.