Bruxelles – Il 2016 è stato l’anno dell’azione, ora è arrivato il momento di “focalizzarsi sull’implementazione”, “non c’è tempo per risposarsi sugli allori se l’Europa vuole rimanere un leader globale”. La linea della Commissione europea la traccia il vicepresidente responsabile per le politiche energetiche, Maros Sefcovic, che oggi ha presentato la seconda relazione sullo stato dell’Unione dell’energia. “È importante” che il Parlamento europeo e il Consiglio Ue “lavorino per l’adozione delle iniziative proposte” dalla Commissione lo scorso anno “senza ritardi e in linea con la dichiarazione congiunta delle tre istituzioni sulle priorità dell’Unione energetica 2017, per permettere una rapida transizione energetica sul terreno”, si legge nella comunicazione.
Ampio spazio è lasciato anche alla dimensione esterna delle politiche sull’energia, la cosiddetta “diplomazia energetica”, il cui rafforzamento è “fondamentale” in un “ambiente geopolitico che cambia velocemente”. Il riferimento esplicito agli Stati uniti e alle politiche che sta mettendo in campo l’amministrazione del neopresidente Donald Trump l’ha fatto lo stesso Sefcovic rispondendo alle domande dei giornalisti: “alcune delle misure che sono state annunciate (dagli Stati uniti, nda) potrebbero portare alla situazione in cui l’Europa dovrà assumere, e siamo pronti a farlo, la leadership della lotta mondiale al cambiamento climatico”. “Questa volta”, a causa degli annunci di Trump “siamo preoccupati”, ha chiarito il vicepresidente.
L’Ue ha già raggiunto l’obiettivo fissato al 2020 per quanto riguarda il consumo di energia finale, e lo stesso vale per le emissioni di gas a effetto serra, che nel 2015 sono state del 22% inferiori ai livelli del 1990. L’Unione “è sulla buona strada anche nel settore delle energie rinnovabili, dove, in base ai dati del 2014, la loro quota ha raggiunto il 16% del consumo lordo di energia finale”, scrive la Commissione.
Fra le iniziative annunciate nella relazione pubblicata oggi, c’è anche un tour per le città europee che vedrà la Commissione protagonista per “lanciare una campagna sulla crescita della consapevolezza” da parte dei cittadini sui temi legati all’energia e “incoraggiare più consumatori a partecipare e beneficiare degli sviluppi nel mercato energetico”. La campagna comincerà in alcuni stati pilota e poi, una volta tratte le prime somme, sarà estesa a tutti i 28 Paesi membri.
Maggiori sforzi nel 2017 dovranno essere dedicati anche alla costruzione d’infrastrutture e quindi al miglioramento della sicurezza energetica nel continente. Una terza lista di ‘progetti d’interesse comune’ sarà identificata e accompagnata da una comunicazione dell’esecutivo sulla sicurezza delle infrastrutture, per fare in modo che “nessuno Stato membro sia lasciato indietro nella transizione energetica”, assicura Bruxelles. Allo studio della Commissione e della Banca europea per gli investimenti ci sono anche nuovi strumenti finanziari per attrarre maggiori investimenti privati verso tali opere.
Infine una nota sull’Italia: il nostro Paese è fra i 22 Stati membri che, in base ai dati riportati da Bruxelles, fra il 2005 e il 2014 ha diminuito la sua dipendenza energetica dalle importazioni grazie a una maggiore produzione di rinnovabili “in house” e a un generale calo della domanda dovuta a miglioramenti nell’efficienza energetica.