Bruxelles – Abolizione delle tariffe roaming, ci siamo. Parlamento e Consiglio hanno raggiunto l’accordo provvisorio sul taglio dei costi extra tra compagnie telefoniche, che modifica il regime con cui un operatore di uno Stato membro dell’Ue fa pagare all’operatore di un altro Stato membro per garantire la fornitura dei servizi di telecomunicazione una volta varcati i confini nazionali.
Mancano solo le approvazioni formali delle due istituzioni, e poi ci sarà un abbattimento dei prezzi nel mercato degli operatori. Un’operazione che consentirà una revisione al ribasso dei prezzi per il consumatore finale. In base all’accordo raggiunto nella notte, la riduzione del prezzo sui dati applicati tra diverse compagnie di telefonia, sarà progressiva a partire dal 15 giugno prossimo: 1 Gigabyte costerà 7,7 Euro per scendere via via a 6 Euro all’1 gennaio 2018, 4,5 euro l’1gennaio 2019, 3,5 euro a partire dall’1 gennaio 2020, per passare a 3 euro l’1 gennaio 2021 e 2,5 euro l’1 gennaio 2022. La riduzione progressiva sul traffico internet si spiega con l’aspettativa di un incremento delle consultazioni web tramite dispositivi portatili, e la maggiore capacità di scaricare dati degli apparecchi di nuova e prossima generazione. Scatterà in automatico, invece, la riduzione dei costi applicati alle chiamate (da 0,05 centesimi a 0,032 centesimi al minuto) e per i messaggi di testo (da 0,02 a 0,01 centesimi per sms).
La Commissione europea saluta con successo un accordo che invece non soddisfa appieno il Parlamento europeo. Sul traffico dati il Parlamento europeo chiedeva la riduzione graduale del sovrapprezzo da 4 a 1 Euro per Gigabyte. Il compromesso, come detto, prevede la riduzione fino a 2,5 euro. “E’ un accordo al ribasso”, secondo David Borrelli (M5S/Efdd), tra i negoziatori in sede di trilogo. A suo giudizio in questo modo “dalla promessa di azzerare il roaming siamo arrivati al roaming indiretto per tutti”. Neppure il responsabile dei liberali (Alde), Jens Rohde, nasconde qualche disappunto. “Non è un accordo perfetto, ma siamo soddisfatti del compromesso, soprattutto considerando l’assenza di volontà del Consiglio a trovare un accordo al primo round negoziale”.
Soddisfatta è invece la capodelagazione del Pd, Patrizia Toia, secondo la quale “con l’accordo sui prezzi all’ingrosso per gli operatori abbiamo superato l’ultimo ostacolo per arrivare a giugno a una reale abolizione delle tariffe roaming dopo un braccio di ferro con gli Stati membri durato anni. Un risultato a cui ho contribuito personalmente come relatrice ombra del Gruppo S&D sulla revisione della legislazione sul mercato unico delle telecomunicazioni”. L’eurodeputata aggiunge che “in quest’epoca di oscurantismo populista però bisogna ricordare che la possibilità di viaggiare liberamente in tutta Europa e di telefonare dall’estero come a casa non è un dono di natura, né l’esito naturale del progresso tecnico, ma il frutto di scelte politiche precise”.
Anche sui costi di chiamata il Parlamento cede qualcosa: si chiedeva la riduzione del sovrapprezzo a 0,03 centesimi al minuto, ma costerà due millesimi in più (0,032 cent).
Sparisce la clausola di salvaguardia precedentemente concepita dalla Commissione europea per prevenire abusi del regime ‘roaming free’. “Se dopo quattro mesi un operatore si dovesse accorgere che il cliente ha consumato più traffico telefonico all’estero che nel proprio Paese d’origine, può inviargli un messaggio di avvertimento, per chiedere spiegazioni e indurlo a modificare i suoi consumi”. Questa clausola appena elencata sparisce. La Commissione effettuerà una valutazione del mercato all’ingrosso entro la fine del 2019, ma fornirà un’analisi intermedia al Parlamento e al Consiglio entro il 15 dicembre 2018.
L’accordo è stato possibile anche grazie al lavoro dell’Italia, assicura il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi. La delegazione tricolore “ha svolto un ruolo importante nel negoziato”, e l’accordo ottenuto nella notte “conferma la bontà del lavoro che stiamo portando avanti da tempo nella costruzione di un vero mercato senza barriere, a misura di cittadino”.