Roma – Avrà 200 milioni di euro in dotazione e servirà a finanziare l’aiuto che l’Italia fornirà ad alcuni Paesi africani perché assicurino una riduzione dei migranti irregolari in partenza verso le nostre coste. Queste, in estrema sintesi, le caratteristiche del Fondo per l’Africa cui si riferisce il decreto firmato oggi dal ministro degli esteri, Angelino Alfano, in attuazione di quanto previsto dalla Legge di bilancio 2017.
Lo stesso ministro nega che si tratti di un segnale di diffidenza verso le capacità dell’Ue di trovare soluzioni comuni per l’immigrazione almeno sul fronte dell’azione esterna. “Sui ricollocamneti l’Unione europea non ha mantenuto gli impegni”, riconosce Alfano, ma “il lavoro dell’Ue sulla frontiera esterna non merita la stessa sfiducia che abbiamo nei confronti delle inadempienze” relative agli accordi sulla redistribuzione dei rifugiati.
“Nell’attesa” di passi avanti dei Ventotto sui cosiddetti ‘migration compacts’ da stipulare con i Paesi africani, aggiunge però il titolare della Farnesina, “intanto partiamo noi e ci facciamo i nostri begli accordi” improntati alla logica “io ti aiuto se tu mi aiuti” a ridurre le partenze, una filosofia sulla quale “l’Ue non ha mai calcato la mano” mentre “noi spingeremo perché lo faccia”, ha promesso Alfano.
Le intese, ha sottolineato ancora il ministro, avranno come “finalità prevalente” quella di finanziare la messa a disposizione di strumenti e la fornitura di addestramento alle forze locali per il controllo delle frontiere, con la conseguente attesa di una riduzione delle partenze di migranti irregolari. Ciò non toglie però che vi possano essere “travasi” dal Fondo per l’Africa a quello per la cooperazione internazionale, volto invece a creare sviluppo e dunque eliminare le condizioni “che invogliano la gente a partire”, ha spiegato il capo della diplomazia italiana.
I primi paesi con i quali l’Italia si impegnerà sono la Libia, il Niger e la Tunisia, ha annunciato Alfano. Ma la cooperazione verrà cercata anche con Nigeria, Senegal, Egitto e Etiopia, “Paesi davvero indispensabili per ridurre il flusso di migranti”.
Il ministro pretenderà “una collaborazione svolta in piena lealtà” dalle autorità locali. Ma nel caso della Libia, un Paese ancora lontano dall’essere normalizzato, tutta la buona volontà del governo tripolino di Fāyez al-Sarrāj non potrà assicurare il controllo del territorio senza un’intesa con il generale Khalifa Haftar, che controlla invece buona parte della Cirenaica. Per questo Alfano indica che bisognerà trovare “un ruolo per Haftar” per pacificare la situazione in Libia, ma intanto, riguardo alla cooperazione sul controllo delle frontiere, a suo avviso è possibile partire dalle zone che il Consiglio presidenziale di Sarrāj già controlla, e contemporaneamente agire insieme con il Niger alla frontiera Sud della Libia, da dove transitano gran parte dei migranti che poi tentano di raggiungere l’Italia.