Roma – “Da adesso in poi, rinviare l’uscita dall’euro e dunque la ridenominazione” del debito pubblico in nuove lire “costa all’Italia circa 70 miliardi all’anno”, quindi “un referendum che consenta agli italiani di decidere sull’euro è essenziale” e “il fattore tempo a questo punto è cruciale”. Con un post sul suo blog, il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, rilancia la campagna per l’uscita dalla moneta unica, come richiesto dal leader dell’Ukip Nigel Farage per riaccogliere nel gruppo parlamentare gli eurodeputati pentastellati. Leggendo fino in fondo l’intervento del genovese, però, sembra che la mossa – al pari del matrimonio tentato con i liberali dell’Alde al Parlamento europeo, ma poi fallito – si possa leggere come un tentativo di tranquillizzare l’Ue su un eventuale futuro governo a guida M5S, che punterebbe più a negoziare delle modifiche al funzionamento della moneta unica e alle regole di bilancio anziché distruggere tutta l’impalcatura dell’Eurozona.
Citando il professore Marcello Minenna, docente alla London Graduate School of Mathematical Finance, Grillo spiega che l’uscita dall’euro “è possibile” e darebbe “nuova linfa ad una crescita asfittica” in cui ora si trova il Paese. Poi, però, ricorda che “entro il 1° gennaio 2018 il Fiscal compact dovrà essere ratificato nel quadro giuridico dell’Ue” e che “serve l’unanimità” per farlo. “Questo dà all’Italia la forza contrattuale necessaria per presentarsi alla Commissione europea e alla Bce e minacciare il suo veto”, sottolinea, a meno che non si trovi “un accordo”.
È un’apertura non da poco quella del padre del Movimento, che cercherebbe un’intesa “ad esempio sulla monetizzazione dei titoli di Stato acquistati dalla Banca d’Italia nell’ambito del Qe”, il quantitative easing voluto dal presidente della Bce Mario Draghi. In alternativa, indica, anche fissare “una road map verso gli Eurobond” sarebbe una soluzione accettabile. In altre parole, prosegue, “rimanere in questo euro senza mutualizzazione del rischio e rispettando al contempo questo Fiscal compact significa condannare il Paese a un progressivo impoverimento”. Tuttavia, con una moneta e delle regole di bilancio diverse si può rimanere non solo nell’Ue ma anche nell’Eurozona, è il sottinteso del comico che si è dato alla politica.
In quest’ottica, Grillo, dedica il paragrafo finale del suo intervento a spiegare che si può “cambiare strategia”. Perché “lo svantaggio dell’enorme debito italiano (anche quello del settore privato) può diventare un punto di forza”. Dal momento che “l’Italia è la terza economia dell’Area euro e il nostro debito pubblico è più di 6 volte quello greco”, abbiamo “la forza per negoziare alla pari la flessibilità di cui abbiamo bisogno per ripagare i nostri creditori”.
Negoziare, quindi, e non più rompere. È questa la nuova linea politica che Grillo sembra indicare per un eventuale governo a guida M5S. Non è necessario sfasciare tutto, insomma, per evitare che “l’Europa a trazione tedesca” continui “a dare le carte” spingendo l’Italia verso “lo stesso drammatico copione della Grecia, a partire dalla ristrutturazione del debito pubblico italiano già ‘suggerita’ dai consiglieri economici della Merkel”.