Roma – Adottare un nuovo regolamento europeo sulla cooperazione tra Autorità nazionali preposte alla tutela dei consumatori è una cosa “necessaria” secondo Chiara Scuvera, deputata Pd e relatrice del parere che la commissione Attività produttive di Montecitorio si appresta ad approvare sulla proposta che si sta discutendo in Europa. Può essere un valido strumento per sviluppare il ‘Digital single market’, ritiene l’esponente dem, ma presenta anche alcuni rischi, tra i quali “un eccessivo accentramento dei poteri nelle mani della Commissione” Ue, che potrebbe sfociare in una “burocratizzazione” dei procedimenti.
Eunews: Onorevole, perché ritiene necessario un nuovo regolamento?
Scuvera: Perché la normativa precedente si è rivelata inefficace non solo in relazione alla tutela dei consumatori, ma anche nell’incentivare gli stessi consumatori a sfruttare il commercio elettronico per timori di frodi. Se vogliamo che il Mercato unico digitale si realizzi e i nuovi modelli di business siano un’opportunità diffusa sul territorio europeo, naturalmente dobbiamo costruire tutto il pilastro delle tutele. Per questo ritengo che questa iniziativa sia opportuna e – anche se qui parliamo di coordinamento tra autorità nazionali per far sì che la tutela sostanziale dei consumatori sia efficace – stiamo cercando anche di evidenziare l’opportunità che, in prospettiva, si arrivi a una omogeneizzazione delle linee guida, degli indirizzi delle istituzioni europee per far sì che le normative nazionali siano quanto più uniformi possibili sotto il profilo sanzionatorio.
Nel parere che approverete, quindi, accoglierete la richiesta avanzata in commissione dal M5S di sottolineare la necessità di armonizzare tra i Paesi membri l’impianto delle sanzioni?
Sì. Da europeista credo che dobbiamo costruire l’Europa economica, l’Europa del lavoro e l’Europa sociale. Questo lo si fa omogeneizzando le tutele. Quindi quella arrivata dal M5S è un’osservazione molto opportuna e una richiesta che condividiamo. Testimonia di quanto sia ricco e utile il dibattito che stiamo conducendo.
A proposito di Europa sociale, il Comitato economico e sociale europeo (Cese) vorrebbe che il Pilastro sociale europeo riguardasse tutta l’Ue e non solo l’Eurozona. Condivide questa impostazione?
Ritengo proprio di sì. Naturalmente dovremo approfondire la proposta, ma credo che davvero dobbiamo uscire dalla retorica per combattere l’antieuropeismo e dimostrare che l’Europa non è qualcosa di astratto, ma è capace di costruire delle tutele quanto più estese possibili agli Stati Membri. Sarebbe un risultato importante per l’integrazione.
Tornando alla proposta di regolamento sulla tutela dei consumatori, quali sono le debolezze?
C’è il rischio di un eccessivo accentramento dei poteri nelle mani della Commissione, e quindi il pericolo, paradossalmente, di un eccesso di burocratizzazione del processo. Però, nel gruppo di lavoro sono già stati raggiunti dei risultati negoziali importanti, anche grazie all’Italia, che hanno apportato notevoli miglioramenti al testo – ad esempio nella definizione di infrazione – e si è cercato di superare alcune difficoltà interpretative.
Quale aspetto della proposta è invece il più apprezzato in commissione Attività produttive?
Il punto politico forte è quello di superare, non voglio dire la non integrazione, ma la differenziazione troppo forte tra i poteri di intervento delle Autorità. Un altro punto positivo è quello dei poteri minimi delle stesse Authority, che vengono ampliati: abbiamo visto il mistery shopping (uno strumento di indagine che consente di procedere ad acquisti anonimi per verificare il rispetto della normativa sui consumatori da parte dei venditori, ndr), o ancora la possibilità di bloccare un sito web. Infine, c’è l’aspetto della cooperazione tra le autorità nazionali. Quello che va evitato, però, è di causare degli arretramenti rispetto a sistemi avanzati quali il nostro sulla tutela dei consumatori. Il sistema italiano delle autorità funziona, quindi evidenzieremo che non ci deve essere un livellamento verso il basso.
Qualche mese fa, a un dibattito promosso dal Cese proprio sulla revisione della tutela dei consumatori, le Authority italiane lamentavano problemi dovuti alla divisione delle competenze tra vari soggetti. È un problema che il nuovo regolamento risolverebbe?
L’importante è l’integrazione delle competenze. Io non credo che degli accorpamenti possano risolvere il problema dell’efficacia della tutela dei consumatori. Non dobbiamo ragionare in termini di pura razionalizzazione, ma dobbiamo integrare e far funzionare le competenze. Con questo regolamento si fa un passo avanti. Se da un lato dobbiamo evitare che la Commissione accentri, e quindi blocchi il procedimento, dall’altro alto bisogna evitare che ci sia – e lo evidenzieremo a proposito del risarcimento del danno – una sovrapposizione delle autorità amministrative indipendenti e di queste con il potere giudiziario. Dobbiamo fare in modo che le diverse competenze si integrino con una governance strutturata.