Roma – La bocciatura parziale dell’Italicum arrivata ieri dalla Corte costituzionale lancia di fatto l’Italia in campagna elettorale, con Lega e M5S che chiedono il voto subito, e il Pd, o più correttamente il suo segretario Matteo Renzi, che prova la strada dell’approvazione di una nuova legge elettorale ma scalda i motori con un blog in cui rispolvera la sua retorica contro l’Ue.
La legge elettorale voluta dall’ex presidente del Consiglio solo per la Camera – Renzi contava di eliminare il bicameralismo paritario, rimasto però in piedi dopo la vittoria del No al referendum del 4 dicembre – viene amputata del ballottaggio. Rimane in vigore il premio di maggioranza, che a questo punto scatterà però solo se una lista otterrà almeno il 40% dei voti al primo e unico turno. Riguardo al terzo punto controverso, le candidature plurime, rimane la possibilità di presentare capilista bloccati in un massimo di dieci collegi diversi, ma chi venisse eletto in più circoscrizioni non può scegliere arbitrariamente quale accettare (e dunque quale dei secondi eletti mandare in Parlamento), ma dovrà accettare l’incarico dove ha preso più preferenze. In caso di parità di voti in più collegi si procederebbe a sorteggio.
Un aspetto non secondario della decisione dei giudici costituzionali, perché è proprio quello che ha attivato la campagna elettorale, è l’immediata applicabilità della sentenza. Ciò, almeno in teoria, rende possibile andare al voto subito, come continuano a chiedere il Movimento 5 Stelle e la Lega con Fratelli d’Italia.
Tuttavia, rimane il problema della difformità dei sistemi di elezione delle due Camere. Per il Senato, infatti, è in vigore il cosiddetto Consultellum, un proporzionale puro con soglia di sbarramento all’8%, che deriva da una precedente sentenza della Corte costituzionale, la quale ha dichiarato illegittima la legge elettorale varata nel 2005 e battezzata Porcellum dal suo stesso autore, il leghista Roberto Calderoli.
Avere due sistemi differenti non assicurerebbe governabilità all’indomani del voto, e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – al quale spetta la decisione di un eventuale scioglimento anticipato del Parlamento – ha già indicato la necessità di rendere omogenei i sistemi per la selezione di deputati e senatori.
La sentenza odierna sembra quindi avvicinare l’ipotesi di un ritorno al Mattarellum, un sistema che assegna con il maggioritario a turno unico il 75% dei seggi, mentre il restante 25% è attribuito in modo proporzionale. È proprio sulla legge elettorale disegnata nel 1993 dall’attuale Capo dello Stato, infatti, che il segretario del Pd cercherà una convergenza in Parlamento. Anche se è già stato presentato un disegno di legge, a firma del deputato dem Giuseppe Lauricella, che sostanzialmente traspone anche al Senato il sistema venuto fuori dalla Consulta per la Camera.
Questa seconda proposta aprirebbe la strada a un “listone” in cui Renzi sarebbe disposto ad accogliere i centristi guidati da Alfano, e la sinistra rappresentata dall’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che però al momento non sta riuscendo a coinvolgere la formazione di Sinistra Italiana composta dall’ormai sciolta Sel di Niki Vendola con alcuni fuoriusciti dal Pd.
Al momento, almeno ufficialmente, il Pd continua a sostenere una riedizione del Mattarellum, che per il capogruppo a Montecitorio, Ettore Rosato, “si può approvare in un paio di settimane”. La fretta rimane dunque la priorità. L’intenzione del Partito democratico è di stanare le altre forze per capire le reali intenzioni di convergere su un nuovo sistema elettorale, ma al momento sembra scontrarsi contro un atteggiamento attendista che, esclusi i citati Lega, M5S e FdI, sembra caratterizzare gli altri partiti, a cominciare da Forza Italia.
Un osservatore esperto come l’onorevole Pino Pisicchio, presidente del gruppo misto alla Camera, è convinto che andare al voto subito, con due leggi elettorali stabilite entrambe dalla Consulta, sarebbe “l’ennesima rinuncia della politica e esercitare il proprio ruolo e fare le proprie scelte”. Quindi riassume così la situazione: “O si trova in tempi rapidi un’intesa sulla legge elettorale, oppure saranno i sondaggi a decidere quando si andrà al voto”.
Dal suo Blog, Matteo Renzi si prepara al confronto elettorale rivendicando la sua azione di governo e attaccando, come ha sempre fatto con l’avvicinarsi delle urne, il “ruolo dell’Europa in questa fase delicata” di un rapporto Putin-Trump “tutto da verificare”. Il segretario del Pd lancia quindi i suoi strali contro le “letterine ridicole per chiedere assurde correzioni sul deficit, come quelle che ci hanno inviato (da Bruxelles, ndr) senza risultati per tre anni”, contro “l’inadempienza dell’Unione Europea sugli immigrati”, e contro “le miopi interpretazioni delle regole fatte da qualche euro burocrate”. La campagna è dunque partita, ora si deve solo decidere come e quando si voterà.