Roma – Al Parlamento europeo, “la grande coalizione è finita prima dell’elezione di Antonio Tajani” alla presidenza, ed “è la conseguenza di una riflessione politica maturata negli ultimi mesi”. Il capogruppo dei deputati socialisti a Strasburgo, Gianni Pittella, dopo aver perso il ballottaggio per lo scranno più alto da europarlamentare, spiega in un’intervista a Il Mattino che “è giusto” ricercare “una cooperazione sui singoli dossier” tra il gruppo S&D e quello del Ppe, ma “altra cosa è un’alleanza strategica”.
Cade parzialmente nel vuoto, dunque, la mano tesa ai socialisti da Manfred Weber, il capogruppo popolare. Perché, secondo Pittella, “su economia, Patto di stabilità e migranti ci sono idee e posizioni differenti. Da una parte c’è una visione ultra liberista che tiene troppo strette le briglie”, accusa, mentre sul versante del Pse c’è la convinzione che l’economia debba “essere sostenuta dalla mano pubblica per favorire investimenti e crescita”, spiega.
Inoltre, l’accordo tra il Ppe e l’Alde, che insieme con i voti dei Conservatori e riformisti ha portato alla vittoria di Tajani, secondo il lucano è l’emblema di un cambiamento degli equilibri. “L’elezione di Tajani è avvenuta con il contributo determinante del conservatori, tra i quali i britannici favorevoli alla Brexit e i nazionalisti polacchi”, indica Pittella. Quindi, a suo avviso, quel voto “dà la chiara idea dello spostamento a destra” dell’asse politico del Parlamento europeo.