Roma – “In principio, l’Eurogruppo sta sempre dalla parte della Commissione, dunque se questa dirà che l’Italia ha bisogno di una correzione pari a uno 0,2% del Pil, l’Eurogruppo lo accetterà”. In un’intervista a Repubblica Jeroen Dijsselbloem soffoca ogni speranza che l’Italia possa spuntarla in sede di Consiglio se non riuscisse a convincere l’esecutivo comunitario che non sono necessarie manovre correttive al bilancio 2017.
Il presidente dell’Eurogruppo ricorda che “all’inizio il gap era più largo” tra la posizione italiana e le richieste di Bruxelles, “dunque parlare di 0,2% rappresenta già un approccio molto ragionevole da parte della Commissione”. In linea con il suo orientamento rigorista, pensa che “lasciare che il deficit torni a salire o che il debito continui a salire”, con una manovra di bilancio troppo espansiva, costituirebbe “un passo indietro”.
Il numero uno dell’Eurogruppo è un po’ più benevolo verso l’italia parlando di banche. Esclude che si prospetti una nuova crisi per il sistema bancario italiano, “al contrario, si stanno gestendo i problemi del passato”, ed afferma che “è cruciale che questa operazione avvenga all’interno delle regole dell’unione bancaria, ma penso che questo sia possibile”.
L’ultimo decreto salva banche, varato in primis per salvare il monte dei Paschi di Siena, sembra non dispiacere a Dijsselbloem, inclusa la parte sui rimborsi ai risparmiatori truffati, e avverte che “la Commissione sarà severa nel suo giudizio”, e “si assicurerà che il ristoro non sia eccessivo e richiederà dei piani di ristrutturazione”.
In ogni caso, avverte, “la negoziazione potrà dirsi conclusa solo quando ci sarà un’approvazione della Commissione, e questa ha il mio pieno sostegno nell’accertare che ci siano sì forme di ristoro, ma che questo avvenga all’interno delle regole sugli aiuti di Stato e sull’unione bancaria”.
Norme che a suo avviso vanno bene così. Infatti, sull’ipotesi avanzata dai banchieri italiani e da Bankitalia di rivedere la regolamentazione sul bail-in, Dijsselbloem taglia corto: “Non credo sia necessario, né che sia una buona idea”.
Il titolare delle Finanze olandese commenta poi il discorso della prima ministra britannica, Theresa May, sulla Brexit. Registra che “il Regno Unito vuole avere la sua politica sull’immigrazione ed essere pienamente indipendente”. La definisce una “scelta legittima”, quindi “accettiamola”, dice. Però, “se il messaggio principale è molto chiaro”, precisa il presidente dell’Eurogruppo, “su come raggiungerlo non ho visto molto realismo”.
Riguardo alla ritorsione paventata contro l’Ue in caso di un accordo troppo penalizzante per Londra, “non la ritengo una minaccia seria”, indica l’olandese, “ma se il Regno unito volesse diventare un paradiso fiscale, un pariah alle porte d’Europa, quasto sarebbe un problema, prima di tutto per il Regno unito, perché la sua economia tornerebbe presto agli anni 70”.
Infine, a proposito dei prossimi passaggi elettorali e del futuro dell’Ue, Dijsselbloem osserva che “tutti sono preoccupati per il populismo e le elezioni in Europa”, ma non condivide questi timori. “In Francia”, spiega, “Marine Le Pen non vincerà mai il secondo turno” alle presidenziali. In Germania, “l’Afd si rafforzerà un po’ ma resterà una forza minore in Parlamento. In Olanda, Geert Wilders va molto bene nei sondaggi, ma non avrà mai la maggioranza e tutti gli altri partiti hanno già detto che non formeranno una coalizione con lui. In Italia c’è un governo ragionevole, è ho molta fiducia continuerà ad esserci”.
Sulla base di tali previsioni, secondo Dijsselbloem, “entro un anno avremo di nuovo stabilità politica e governi con persone ragionevoli”. Sarà quello per l’Ue “un ottimo momento per cominciare a decidere su come crescere e lasciare la casa paterna”.