Bruxelles – Sampdoria-Empoli nel segno di Carlo Castellani, figura chiave della storia del calcio empolese. Può sembrare un incontro di poco interesse, data la classifica delle due squadre in questo momento della stagione: per i doriani la zona che vale la qualificazione alla coppe europee è lontana 12 punti, per l’Empoli la zona retrocessione è a sole sette lunghezze. Sampdoria-Empoli non è dunque uno degli incontri “di cartello”, come si definiscono le partite imperdibili, e pure le motivazioni da entrambe le parti non sono tali da rendere interessante questo incontro. Se non fosse per il calendario, e Carlo Castellani apunto. Non sarà un incontro di calcio come tutti gli altri, quello in programma domani, 15 gennaio 2017. La data è d’obbligo, perché è il giorno dell’anniversario della nascita di Castellani, figura consegnata alla storia del calcio e ai libri di storia, per gli orrori del fascismo e della guerra mondiale. Fascismo, resistenza, guerra: attorno alla sua figura c’è, purtroppo, molto più dello sport e di quella disciplina nota come football ma che il regime censura nel suo nome anglosassone.
Lo stadio dove l’Empoli disputa le sue partite casalinghe è intitolato a lui, l’uomo che ha fatto grande la piccola squadra di provincia trascinandola dai campionati regionali fino alle soglie della serie C. Dal 1926 al 1930 l’Empoli scala la piramide calcistica dell’allora regno d’Italia, passando dalla quarta alla prima divisione. Castellani contribuisce alle imprese empolesi con 49 gol in 77 partite. È un’Italia d’altri tempi. La Serie A si chiama “divisione nazionale”, e a quel periodo a vincerla sono Torino e Bologna, grandi oramai decadute. Silvio Piola e Valentino Mazzola devono ancora affacciarsi in serie A, e Castellani rifila 5 gol tutti in un partita contro il San Giorgio Pistoia. È il 6 gennaio 1929. Un’altra Italia. È l’Italia monarchica e fascista, e il Football Club Empoli ha già cambiato la denominazione in Unione Sportiva, in ossequio alle politiche di promozione dell’italianità voluta dal duce. Le gesta sportive di Castellani ripagano il giovane, allora 21enne, che approda in Serie A, con la maglia del Livorno. Ci rimane tre anni, il tempo di retrocedere e tornare nella massima serie. Nel frattempo il “suo” Empoli ha cambiato nuovamente nome, diventato Associazione Sportiva Fascista.
Quando Castellani torna a Empoli per gli ultimi anni della sua carriera, l’Empoli Fascista è finalmente in serie C, ma problemi societari determinano l’immediata retrocessione e il ritorno alle serie minori. Il calcio giocato per Carlo Castellani finisce nel 1939. Di lui non si saprà più nulla fino al marzo 1944. È già un’altra Italia. Non è più l’Italia fascista, ma è un’Italia nel caos, dilaniata dalla guerra mondiale e da quella civile. Il Paese è diviso in due, con gli americani a sud e i tedeschi nel centro-nord; il popolo è diviso anche in più parti: repubblichini, partigiani, alleati degli Alleati, civili che nulla hanno a che fare con la guerra e che pensano solo a sopravvivere. Nel marzo del ’44 i carabinieri vengono per arrestare il padre di Carlo, denunciato per presunte simpatie socialiste. Lui non c’è, quel giorno non è casa, e il figlio si offre di andare al commissariato al suo posto. Da lì non tornerà più. Il bomber empolese viene caricato su un treno e deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove muore l’11 agosto dello stesso anno. Finisce così la storia di una delle figure calcistiche meno celebrate del calcio italiano, al di fuori di Empoli. Ecco perché giocare il 15 gennaio non è mai “normale”. E domani, a Genova, si vorrà dedicare un’eventuale vittoria al campioncino di casa che fu. Con una curiosità in più a rendere particolare Sampdoria-Empoli di domani: Carlo Castellani non ha mai conosciuto la Sampdoria, fondata nel 1946. È morto prima di poterla vedere. È morto troppo presto, come molti altri, in Italia e non solo, in quel periodo buio che ha segnato in modo indelebile la storia dell’uomo.