Roma – Antonio Tajani sarà il prossimo presidente del Parlamento europeo. Ne è convinto Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc e capo delegazione degli eurodeputati Ndc-Udc, secondo il quale anche la vicenda del matrimonio saltato tra l’Alde e il M5S lavori a favore dell’attuale vicepresidente, assicurandogli molti voti proprio da parte dei liberali. Cesa accusa il Pse di non aver rispettato i patti presentando la candidatura del capogruppo S&D Gianni Pittella, ma attribuisce gli attriti tra le due principali famiglie politiche europee al fatto che “ognuno sta facendo la sua campagna”. Però “c’è grande fair play”, assicura, e alla fine della partita si ricucirà l’intesa sulla quale finora si è retta la legislatura.
Eunews: Onorevole Cesa, lei appoggia la corsa di Tajani alla presidenza dell’Europarlamento, quali sono le possibilità di vittoria?
Cesa: Tajani ha delle grandi chances, maggiori rispetto a Pittella. Naturalmente io tifo per Tajani, ed essendo capo delegazione nel Partito popolare sto lavorando per lui e credo che ce la farà, ma comunque vada avremo un presidente italiano e questo dovrebbe renderci contenti, perché avere un connazionale alla guida della più importante istituzione europea è un grande risultato.
E.: La candidatura del liberale Guy Verhofstadt rappresenta un problema per l’elezione del candidato del Ppe?
C.: Assolutamente no. Non rappresenta nessun problema, anche perché Verhofstadt è uscito molto male dalla vicenda con il Movimento 5 stelle e gran parte del liberali voteranno per Tajani.
E.: Se dovesse spuntarla Pittella sarebbe un dramma per voi? Si romperebbero le larghe intese nell’Europarlamento?
C.: Intanto bisogna dire che c’era un’intesa molto chiara tra popolari e socialisti, a inizio legislatura, e i socialisti stanno venendo meno all’accordo fatto. In ogni caso, il giorno dopo l’elezione del presidente bisognerà ricucire i rapporti. Dobbiamo avere la responsabilità di tenere in piedi l’alleanza tra i due maggiori partiti, perché altrimenti poi non andremo da nessuna parte.
E.: Se vincerà Tajani, come lei sembra convinto, è possibile che i rapporti vengano ricuciti cedendo al Pse la presidenza del Consiglio europeo, attualmente occupata dal popolare Donald Tusk?
C.: Sono due cose diverse. A inizio legislatura, ai socialisti è stata offerta la presidenza del Consiglio europeo nella persona di Enrico Letta. Il Partito democratico ha fatto invece la scelta di prendere l’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza, con Federica Mogherini. Questo è stato il patto, l’accordo prevedeva Tusk al Consiglio europeo e la Mogherini come alto rappresentante, di fatto la numero due dell’esecutivo europeo e che partecipa anche alle riunioni del Consiglio. È stata presa una decisione in tal senso dal Pse, quindi i due piani rimangono separati. Il Pse viene invece meno all’accordo scritto con il Ppe, il quale prevedeva che a metà legislatura sarebbe stato un esponente popolare a subentrare alla presidenza del Parlamento.
E.: Quindi ritiene che Tusk possa essere tranquillo della riconferma?
C.: Certo. Ripeto, la presidenza del Parlamento e quella del Consiglio sono due cose completamente distinte.