Bruxelles – Bisogna abbattere le barriere tecniche e giuridiche che ostacolano la libera circolazione transfrontaliera dei dati. Lo chiede la Commissione europea che ha proposto nuove misure per realizzare un’economia dei dati, nell’ambito della strategia per il mercato unico digitale.
I dati non sono più solo numeri contenuti in segreti cassaforti informatiche, ma potrebbero essere la chiave per una nuova economia. Già oggi i dati hanno un valore economico crescente e sono utilizzati per migliorare gli aspetti della vita quotidiana, dall’analisi aziendale alle previsioni del tempo, dai progressi della medicina che permettono di prestare cure personalizzate a una maggiore sicurezza stradale e alla riduzione degli ingorghi.
L’economia dei dati a livello di Ue è stata stimata in 272 miliardi di euro nel 2015 (crescita annuale del 5,6%) e potrebbe dare lavoro a 7,4 milioni di persone entro il 2020. Gli studi presentati dalla Commissione evidenziano inoltre numerose restrizioni di carattere giuridico o amministrativo, principalmente sotto forma di obblighi di localizzazione nazionale dei dati che vincolano l’intero mercato Ue dei dati. L’abolizione di queste restrizioni potrebbe generare 8 miliardi di euro all’anno in termini di Pil.
Per garantire che nasca un’economia dei dati è necessario adottare “un approccio coordinato e paneuropeo per sfruttare al massimo le opportunità offerte dai dati, sulla base di solide norme europee atte a tutelare i dati personali e la privacy”, ha dichiarato il Vicepresidente responsabile per il Mercato unico digitale, Andrus Ansip.
La Commissione ha avviato due consultazioni pubbliche, che si concluderanno il 26 aprile 2017, e un dibattito con gli Stati membri e le parti interessate per definire le prossime fasi per la creazione di un’economia europea dei dati.