Roma – “La Banca centrale (europea, ndr) ha richiesto un aumento di capitale di 8,8 miliardi anziché di cinque miliardi” per il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, e “abbiamo dovuto fare questo passo senza avere una spiegazione. Una politica della comunicazione più trasparente da parte della Bce sarebbe più utile per tutti”. Così, in una intervista ai quotidiani dell’alleanza editoriale Lena (Leading European Newspaper Alliance), il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan critica l’istituto di Francoforte, colpevole a suo avviso di non aver motivato la decisione di alzare da 5 a 8,8 miliardi di euro la cifra necessaria a mettere in sicurezza il bilancio della banca senese. Una imposizione arrivata solo dopo il fallimento del tentativo di risolvere la crisi con soluzioni di mercato.
Il titolare di Via XX Settembre ha tenuto poi a precisare che, nonostante il fondo da 20 miliardi di euro istituito come “misura cautelativa”, da utilizzare in caso di necessità per “garantire la ricapitalizzazione di banche capaci di funzionare”, l’Italia è “il Paese dell’Ue che ha pagato di meno per il salvataggio” del proprio sistema bancario, che comunque “non è in crisi”.
Padoan rimarca la natura temporanea dell’intervento pubblico e assicura: “Non abbiamo nessun interesse per degli interventi statali” e “sosteniamo l’applicazione del bail-in”, il meccanismo di salvataggio a carico di investitori, obbligazionisti subordinati e correntisti sopra i 100 mila euro, che “è fondamentale nell’unione bancaria” europea. Anche se, spiega, “in Italia è stato applicato in una situazione creatasi molti anni fa, quando le regole e i rischi erano del tutto diversi” e “gli investitori avevano investito in titoli che ritenevano sicuri perché gli erano stati venduti come tali”.
Per questo motivo, indica, vendere certe obbligazioni ai piccoli risparmiatori “è stata una lezione che si doveva evitare”. Ci sono state “alcune banche che hanno agito scorrettamente, a volte anche illegalmente”, prosegue, e “delle decisioni sbagliate i manager devono rendere conto alla giustizia”. Detto ciò, conclude, “noi politici abbiamo la responsabilità della fiducia nelle banche e nel sistema bancario europeo”.