Alla fine, Grillo ha deciso (se la consultazione online degli iscritti lo confermerà, come appare fortemente probabile) di traghettare la pattuglia dei 17 eurodeputati del M5S nel gruppo liberaldemocratico (Alde) di Guy Verhofstadt, che è uno dei tre candidati di punta alla presidenza del Parlamento europeo (gli altri due sono gli italiani Pittella e Tajani).
La prospettiva di andare nei Verdi – a cui Grillo non ha mai veramente creduto – è sfumata dopo che il gruppo ecologista dell’Europarlamento, in una consultazione interna il mese scorso, ha visto prevalere la linea di chiusura della sua componente tedesca, che oggi è maggioritaria e che sarebbe stata messa in minoranza da un’eventuale ingresso degli eurodeputati del M5S. Inoltre, i Verdi tedeschi, pur essendo contro l’austerità propugnata dal governo federale di Berlino, sono fortemente allergici alle posizione radicalmente anti euro (ma non anti Ue) dei grillini. Da parte del M5s, poi, c’era il timore che i Verdi volessero entrare nelle scelte organizzative interne della loro delegazione e che ne limitassero l’autonomia.
Chi mi conosce sa quanto io abbia criticato la scelta iniziale di Grillo e Gianroberto Casaleggio di portare gli eurodeputati del M5S nel gruppo euroscettico di Farage e dell’Ukip. Oggi Grillo riconosce che non ci sono più le condizioni per restare in quel gruppo, l’Efdd, e ne decreta praticamente il fallimento.
Nel suo blog, Grillo presenta con gli argomenti giusti la proposta di andare nell’Alde, rispetto all’altra prospettiva, cara a molti nel Movimento, di restare fra i non iscritti; che non è un gruppo, per quanto eterogeneo (come il Gruppo Misto nel Parlamento italiano), ma solo un’area di parcheggio per i paria del Parlamento europeo, eletti che non fanno nulla e non partecipano a nulla e non servono a nulla. Il blog di Grillo di oggi è una dichiarazione politica di svolta e di grande importanza anche per le conseguenze che potrà avere nel contesto interno italiano.
Ma innanzitutto, entrare nell’Alde significa per il M5S togliersi di dosso la reputazione internazionale di populisti euroscettici, ed entrare finalmente nel “mainstream” della politica europea (che non significa affatto entrare nell'”establishment” europeo), partecipando da protagonisti a tutte le battaglie e i negoziati sulle regole e sulle politiche dell’Ue.
Accessoriamente, ma significativamente, per il M5S vorrà dire anche, con tutta probabilità, avere una vicepresidenza del Parlamento europeo (Fabio Massimo Castaldo si sta preparando…) e poi diversi altri posti nelle commissioni parlamentari, nel giro di nomine ed elezioni interne che scatterà con la nuova presidenza dell’Assemblea, il 17 gennaio a Strasburgo.