di Gustavo Piga
«– nor had I understood til then how the shameless vanity of utter fools can so strongly determine the fate of others».
Philip Roth, The Plot Against America
«Everyone becomes a part of history whether they like it or not and whether they know it or not».
Philip Roth
Un saluto al 2016. Un saluto al 2017.
Il 2016 lo ricorderemo per quella follia chiamata Brexit. La follia non è ovviamente di coloro che la hanno pretesa, Brexit, ma di coloro (in Europa!) che l’hanno causata con le loro politiche sbagliate, un gruppo di vanesi che si sono ascoltati solo tra loro, con i tappi alle orecchie per quello che succedeva fuori, per strada. Con le loro azioni politiche scriteriate, liberiste e non liberali, hanno per sempre cambiato la struttura dell’Unione europea, amputando una delle sue parti più vitali, pragmatiche, diverse. Quell’Europa con il Regno Unito oggi non esiste più. Cancellata per sempre dalle cartine geografiche, come dopo una guerra con vincitori e vinti. Nel 2016 è morta dunque una certa Europa. Nel 2017 avremo il primo anno di vita di un’istituzione che ha subito la perdita di una molecola chiave del suo DNA.
La storia è fatta da ognuno di noi: coloro che non si sono presentati al suo appuntamento, per vanità, distrazione, inettitudine, ignoranza, cattura, ideologia, egoismo, xenofobia, la hanno determinata. A loro, soprattutto a tutti i capi di Governo dei 28 paesi dell’Unione europea, va il mio più autentico disprezzo politico per avere ucciso per sempre quell’Europa.
Un’altra Europa è dunque nata. Ma che forma avrà?
Il 2017 si apre con mille appuntamenti. Ma uno solo conta per noi italiani. Impedire una mutazione ancora più radicale e definitiva dell’Europa, fino a farci ripiombare nell’orrore del primo dopoguerra, quando tutti gli Stati prendevano decisioni isolate, senza consultarsi, senza confrontarsi, senza vigilare sul rispetto all’interno di ogni nazione dei diritti umani. Ciò avverrà tramite un crescente numero di simil-Brexit causate dal voto popolare, che travolgerà chi non ascolta e non agisce per aiutare coloro in difficoltà.
Per farlo, dobbiamo permettere che si rappresenti e difenda l’interesse di chi ancora soffre troppo in questo continente. Abbiamo chiuso gli occhi per un tempo così lungo, precludendoci l’utilizzo di strumenti di politica economica che possono aiutare a lenire il dolore e venire incontro ad esigenze basilari di cittadinanza in un momento di rallentamento economico.
Per farlo, dobbiamo ricordare che a fine anno gli Stati membri dell’Unione europea si riuniranno per decidere se inserire nei trattati europei l’orrido fiscal compact, macchina infernale nelle mani di odiosi processi burocratici, sconosciuta a qualsiasi altro paese al mondo, che impedisce alla politica fiscale di fare quello che serve in momenti bui, esercitare solidarietà ampia ed immediata verso chi soffre.
Affinché l’Italia ed i suoi nuovi governanti esercitino il proprio potentissimo potere di veto su tale firma, spetta a noi sensibilizzare – in ogni sede, luogo, momento e con ogni mezzo lecito – tutti gli attori del processo decisionale politico, compresa la società civile, affinché l’Italia non apponga la sua firma e blocchi la macchina infernale.
È nelle nostre mani, la Storia. Non mobilitarsi, non combattere, rassegnarsi è equivalente a divenire complici della nostra fine.
Pubblicato sul blog dell’autore il 31 dicembre 2016.