Bruxelles – Scende in campo un terzo candidato pesante per la presidenza del Parlamento europeo: il leader dei liberali Guy Verhofstadt. Dopo settimane di incertezza, in parte bruciate da un comunicato dei leader liberali europei che lo davano per candidato quando lui invece taceva ancora, l’ex premier belga, da sempre candidato un po’ a tutto in Europa ma mai andato oltre l’essere capogruppo dei liberali in Parlamento, ci prova ancora.
“Sono un candidato per la presidenza del Parlamento europeo. È tempo di cambiare, tempo per una grande coalizione di tutte le forze europeiste che mettano al primo posto gli interessi dei cittadini europei”, è il messaggio che questa mattina l’ex premier belga ha postato su Facebook.
SIno ad oggi ogni sua candidatura era stata troncata, in particolare di britannici, perché giudicato “troppo europeista, troppo federalista”. Ma ora i britannici sono in uscita e ci si si aspetta che abbiano il buon gusto di tenersi fuori da questa partita.
Gli altri due candidati forti sono due italiani: Antonio Tajani per i popolari (forse quello che parte con più voti) e Gianni Pittella per i socialisti, sino ad oggi tranquilli di giocare una partita a due, tutta nazionale. Verhofstadt potrebbe invece diventare una soluzione di compromesso, se si dovesse decidere di non spezzare in Parlamento in due. E proprio su questo lo scaltro belga punta nel sui breve video di lancio della candidatura.
“Sono appassionato della politica”, dice iniziando il suo discorso, questi spiegare che ha (innegabilmente) i titoli per parlare e per essere della partita. Da questo pulpito di uno dei politici più esperti di cose europee spiega che “compromesso non è una cattiva parola, non è il diavolo, ma una via per essere creativi, per trovare soluzioni per i cittadini”. Ricorda poi che nei suoi nove anni da premier dl Belgio “ho governato con i cristiano democratici, con i verdi, con i socialisti, sono spesso stato all’opposizione”. Insomma, Verhofstadt rivendica e promuove il suo curriculum da risolutore di situazioni di crisi.
SI voterà a Strasburgo il 17 gennaio, tra 11 giorni, e la campagna si fa sempre più interessante.