Roma – Riaprire in ogni regione un Centro di identificazione ed espulsione (Cie) capace di accogliere 80-100 migranti, e stipulare accordi di rimpatrio con i Paesi di provenienza e transito dei flussi migratori: sono questi i cardini del piano del ministro degli interni, Marco Minniti, per gestire l’immigrazione.
Per evitare conflitti e resistenze da parte degli Enti locali sull’apertura dei Cie, sarà convocata la Conferenza Stato-Regioni. L’idea del ministero è di mettere in piedi almeno un centro in ogni regione, fuori dalle città, per non alimentare tensioni con le popolazioni sul territorio, e possibilmente vicino agli scali aeroportuali, per agevolare le operazioni di rimpatrio. Inoltre, per assicurare condizioni dignitose di accoglienza nei centri, sarà nominato un garante che vigilerà sul rispetto dei diritti umani.
Sul fronte delle espulsioni però c’è un problema: il rifiuto, da parte dei Paesi di provenienza e transito dei migranti irregolari, di riaccogliere chi arriva in Europa senza titoli per rimanerci. Per assicurare il funzionamento dei rimpatri sono necessari degli accordi internazionali, previsti anche dall’Unione europea, che punta a raggiungerli legando gli aiuti per lo sviluppo dei Paesi africani alla loro collaborazione nel controllo dei flussi migratori.
Il record di sbarchi registrato nel 2016, con oltre 181 mila arrivi (12 mila in più del precedente record registrato nel 2014), suggerisce però all’esecutivo italiano di non attendere l’Ue. Infatti, il titolare del Viminale, Marco Minniti, dopo aver già discusso con le autorità tunisine nei giorni scorsi, a breve si recherà a Tripoli per cercare un’intesa anche con la Libia, il Paese dal quale proviene il 90% dei migranti che sbarcano sulle nostre coste. Stipulare un patto con il governo di Fayez al Serraj non dovrebbe essere difficile. Molto più complicato sarà assicurarne il rispetto in un Paese ancora lacerato da divisioni tribali e che non sembra vicino alla pacificazione.
L’accelerazione dell’Italia sui rimpatri non è alternativa ma parallela all’azione dell’Unione europea su questo terreno. Lo stesso Minniti, infatti, ha avuto ieri un incontro con il suo omologo Carmelo Abela, esponente del governo maltese che detiente la presidenza di turno dell’Ue. In un comunicato congiunto, i due hanno sottolineato che “la migrazione non riguarda solo alcuni Paesi del Mediterraneo”, ma è “un motivo di preoccupazione per tutta l’Europa”. Di conseguenza, hanno concluso, tutti gli Stati membri “debbono unirsi per cercare di trovare una soluzione comune”.