Per gli amanti della musica, il 2016 verrà ricordato come l’anno più funesto di sempre. Il lutto è iniziato (solo per citare le perdite degli artisti più celebri) con la scomparsa del camaleontico David Bowie a gennaio, del genio di Prince ad aprile e ora, proprio il giorno di natale, anche del Re del Pop George Michael che, ironia della sorte, è entrato nella vita di milioni di fan e di famiglie con la sua ormai mitica Last Christmas.
L’artista anglo cipriota ha venduto, nella sua ultra trentennale carriera, milioni di dischi in tutto il mondo (ben oltre i 120), pubblicando appena 4 dischi di inediti, un album di standard jazz alla fine del secolo scorso e l’ultimo live con l’orchestra nel 2014. A renderlo una leggenda è stata la sua splendida voce, cristallina e potente come poche, capace di stupire sia dal vivo sia in studio, quando cantava le proprie canzoni oppure le moltissime cover, alcune delle quali indimenticabili. Altro aspetto importante è stato il taglio personale, quasi intimo, che ha sempre utilizzato per la scrittura delle proprie canzoni. Ogni brano, anche il più apparentemente banale, raccontava in realtà una parte della sua vita.
Gli Wham! furono il grande trampolino di lancio con alcuni brani che ancora le radio trasmettono a ruota come ad esempio Careless whisper (la sua ballata più conosciuta) o Club Tropicana che evocava l’immagine di vacanze da sogno piene di lusso e belle donne, con un video che ha fatto la storia degli anni 80. Celebre poi, il tour che li vide sbarcare addirittura in Cina. Dopo che il sodalizio con Andrew Ridgley nel 1986 si ruppe George Michael raggiunse però un successo ancora più grande come solista, sbancando addirittura il mercato americano nel 1987 con l’album Faith, pieno di singoli di successo come la dolce Father figure, la malinconica One more try e la jazzata Kissing a fool. Quel disco fu scritto dimostrò al mondo di che pasta era fatto quel giovane che piaceva tanto alle ragazzine di mezzo mondo.
Ma nel 1990 tornò con idee più chiare: mettere la musica al primo posto e scrollarsi di dosso questa immagine da macho, che in qualche modo ne offuscava il talento. E così pubblica un singolo apripista intenso, ma non di facile presa (Praying for time), accompagnandolo solo da un semplice lyric video su sfondo nero, in stile Sign of the times di Prince, il cui testo ricordava le canzoni soul di Stevie Wonder e Marvin Gaye per la sua vocazione “sociale”. Esce quindi, poco dopo Listen without prejudice lanciato da un pezzo ballabile che resterà fondamentale nella sua carriera: Freedom ‘90. Il testo indirizzato ai suoi fan era chiaro: “take back your picture in the frame don’t think that I’ll be back again…I just hope you understand sometimes the clothes do not make the man”.
Seguirà un lungo periodo di silenzio a per il protrarsi della causa legale intentata dallo stesso Michael alla Sony Music, per non aver promosso abbastanza il suo album. Purtroppo per lui perde la causa e passerà ancora del tempo prima che si accordino per rescindere il contratto. In questi 6 anni la musica e la sua carriera passano in secondo piano, per la perdita del suo fidanzato brasiliano Anselmo Feleppa, che gli fa crollare il mondo addosso. Inizia così a fare uso massiccio di cannabis per alleviare quel peso che non riesce a scrollarsi di dosso. A maggio 1996 esce Older, un disco stupendo e molto oscuro, a cominciare dalla copertina ma soprattutto nei testi nei quali emerge la sua personalissima elaborazione del lutto subito. Con il primo singolo Jesus to a child che ne aveva anticipato il lancio a fine ‘95 salutava il suo compagno con una sorta di preghiera che faceva capire al mondo intero quanto stesse soffrendo. Nel ‘98 George Michael imprudentemente si fa pescare in atteggiamenti tutt’altro che equivoci da un agente di polizia americano e viene arrestato in un bagno pubblico di Los Angeles. Praticamente è costretto dagli eventi a fare outing in maniera non certo felice e coglierà presto l’occasione per rifarsi a modo suo con due canzoni contenute nel suo primo Best of, intitolato ironicamente Ladies & Gentlemen: Outside (col video vestito da poliziotto) e A moment with you dedicata senza rancore proprio a colui che lo aveva arrestato.
Alla fine del millennio esce con l’unico disco solo di cover della sua carriera, intitolato Songs from the last century che contiene le versioni jazzate di Roxanne dei Police e Miss Sarajevo dei Passengers (vale a dire gli U2). La sua vita privata ha in qualche modo cominciato a riprendersi, incontrando Kenny Goss, un ragazzo texano con il quale inizia una nuova relazione che lo aiuterà a rimuovere parte di quella ormai radicata inquietudine.
Il disco dell’ennesimo grande ritorno esce nel 2004 e anche sta volta il titolo è più che indovinato: Patience (riferendosi alle lunghe attese dei suoi fan). L’album si apre proprio con la title track, che è una ballata per voce e piano e parla dell’incapacità dell’uomo di saper aspettare che i popoli più poveri sappiano in qualche modo apprendere, con i propri tempi, i principi che noi diamo oramai per scontati, come la democrazia o i diritti umani. È una condanna implicita alla politica dei leader dell’epoca, Bush e Blair, che nel video di Shoot the dog vengono sbeffeggiati nel relativo video cartoon. In Inghilterra e negli Stati Uniti non sarà presa bene dall’opinione pubblica e George Michael verrà fortemente criticato dalla stampa.
Le più belle canzoni del nuovo disco però sono altre: Amazing, Flawless e American angel (dedicata a Goss). La mia preferita però è Round here nella quale l’artista descrive la sua infanzia nei sobborghi di Londra in modo delicato, intimo e con una melodia superlativa. Forse la sua ultima grande canzone. Infatti la sua carriera discografica, di fatto, si fermerà là e si sentirà parlare di lui per lo più per i due tour: quello del 2006/2007 per celebrare i 25 anni di carriera e quello del 2011 con orchestra al seguito (sintetizzato nella pubblicazione del suo primo e ultimo disco live Symphonica, nel 2014). Purtroppo le sue continue inquietudini lo porteranno di nuovo a lottare con i suoi demoni e finirà per un mese e mezzo in galera per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Questa goccia farà traboccare il vaso e anche la sua lunga relazione d’amore, dopo 15 anni, terminerà. Negli ultimi anni le cronache hanno raccontato di un uomo completamente isolato e in lotta contro l’assuefazione da cannabis (o forse altre sostanze), ma purtroppo tutto questo non ha più alcuna importanza.
Di lui rimarranno le sue canzoni che parlavano, spesso con ironia, della sua vita e della sua fragilità. E se di David Bowie non potremo dimenticare la capacità di cambiare stile, mantenendo sempre alta la qualità, di George Michael resterà indelebile il suo perfezionismo che ci ha regalato decine di brani che resteranno nella colonna sonora di una intera generazione.