Andiamo oltre. Vorrei che un maggior coraggio portasse a un’unione che vada oltre la moneta, i mercati e l’economia per arrivare a un vero Stato federale. E’ possibile ma serve coraggio. Non perché lo dice Andrea Pugliese o perché lo ripeto io. L’Europa è fonte di opportunità e fondamento per la pace dei popoli. Sono ancora tutte valide le ragioni che ne hanno portato alla fondazione. In questi anni mi è sempre stato chiaro che se fossimo stati fuori da Schengen e dall’Euro avremmo avuto vita molto più grama. È sempre dall’Europa che sono arrivare le spinte a innovare il nostro sistema, evolvere i diritti civili, rafforzare la nostra democrazia. Le ragioni sono assolutamente valide ma hanno bisogno di più voce, di più voci di persone credibili nelle quali riporre fiducia, di speranza, di visione e di azione. La Commissione, come le altre istituzioni dell’Unione europea, non godono di grande fiducia. In larga parte la reputo una colpa degli Stati Membri che ‘scaricano’ su Bruxelles tutto ciò che loro non vogliono affrontare, le proprie inadempienze e paure, l’incapacità a affrontare le sfide, l’incapacità a usare in modo virtuoso i Fondi Strutturali. D’altra parte è almeno un quinquennio che i vertici europei sono imballati in una impasse che brucia risorse ma non affronta questioni. In fondo la stessa strategia “Europa2020” nel suo complesso è riassumibile in “Non sappiamo più che pesci prendere, mettiamo qui un po’ di spiccioli e ve li diamo se ci presentate proposte in grado di cambiare la situazione”.
Dodici è il titolo di questo articolo in questo blog, Il dodicesimo di una serie di articoli dedicati a delle conversazioni, più o meno politicamente scorrette, con chi ancora crede nella bellezza dell’idea di Europa e nella necessità pratica degli Stati Uniti d’Europa. Andrea Pugliese ci crede letteralmente Una visita di studio all’estero finanziata dall’Unione europea mi ha… fatto conoscere mia moglie. Mi ha cambiato la vita. Un master finanziato dal Fondo sociale europeo mi ha consentito di dare una svolta alla mia carriera, La mia competenza in materia di politiche e fondi europei mi consente di lavorare ogni giorno come consulente e formatore. Andrea si occupa di progettazione di servizi per l’impiego e sviluppo locale, soprattutto attraverso il turismo e la valorizzazione delle culture del territorio. Sviluppa progetti di Social Innovation e Sharing Economy, anche in spazi dedicati al coworking e all’incontro, come Impact Hub Roma in cui poco tempo fa si sono ritrovati i nuovi avventori e gli incalliti frequantatori del Bar Europa. Sento l’Europa il mio Paese e l’Italia la mia culla. L’Europa dei cittadini è una realtà fondata su legami cementati con lo studio, i programmi di scambio, i social network. Una fascia sempre più larga di chi ha meno di 40 anni è europeo nel dna, pur spesso dimenticando che non si tratta di uno stato naturale ma conquistato duramente dai nostri nonni e padri. Siamo europei per dato di fatto. Dobbiamo trovare nuovi equilibri che motivino a un contesto proattivo in cui si possa esprimere il mondo che sarà senza ancorarsi con paura al mito di inesistenti ‘radici europee’. Oppure senza aver paura di affermare le nostre radici, possiamo mettere da parte alcuni tabù e credere nella validità culturale e politica dell’idea di Europa. Forse sarà necessario ‘fare la conta’ di chi si ritrova nei fondamentali e chi invece si limita a gravitare in uno spazio economico comune. Nuovi equilibri anche rispetto alla geopolitica del continente. Nel mondo. Non possiamo continuare a considerare quello che succede in Africa e Medio Oriente solo come un problema di ordine pubblico e migrazioni; dobbiamo lavorare per una pacificazione che passa attraverso la comprensione e revisione del nostro ruolo. Ruolo che per poter essere esercitato appieno dovrà essere necessariamente politico.