Bruxelles – Il dietrofront della Svizzera sulla volontà di introdurre delle quote all’immigrazione di cittadini provenienti, anche, dai Paesi Ue chiude il braccio di ferro tra Bruxelles e Berna sull’appartenenza della Confederazione al Mercato Unico. Un segnale per la Gran Bretagna che, nel quadro dei negoziati per la la Brexit, vorrebbe restare nel Mercato Unico senza riconoscere il diritto al libero movimento dei cittadini.
“Le autorità svizzere e le istituzioni europee non hanno risparmiato sforzi per giungere a una soluzione concertata che garantisca la piena integrità di uno dei nostri principi fondanti: la libertà di circolazione delle persone. La Commissione ne seguirà da vicino l’attuazione”, ha dichiarato il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker dopo la riunione del comitato congiunto Ue-Svizzera, che dovrebbe aver concluso delle trattative che andavano avanti da più di diciotto mesi. “Il 2017 potrebbe rappresentare una tappa fondamentale nell’approfondimento delle relazioni tra l’Unione europea e la Svizzera nell’ottica di promuovere sempre più la vitalità del nostro spazio di libertà, di tutte le libertà, a vantaggio di tutti i nostri cittadini”, ha aggiunto Juncker.
Con un voto del Parlamento di Berna lo scorso 16 dicembre la Confederazione ha approvato un ammorbidimento della legge contro “l’immigrazione di massa”, richiesta da un referendum nel Paese nel 2014. In pratica, invece di imporre quote al numero dei lavoratori stranieri, come chiedeva il referendum, si è optato per una legislazione che inciti i datori di lavoro a reclutare gli svizzeri prima di ricorrere agli stranieri. In caso di livelli disoccupazione superiore alla media, le aziende che intendono assumere saranno tenute a comunicare le offerte di lavoro agli uffici regionali di collocamento (Urc), e a valutare per primi i disoccupati iscritti a questi uffici, anche se non saranno obbligati ad assumerli e potrebbero anche ingaggiare uno straniero se lo ritengono. “L’equilibrio raggiunto dalla legge federale sugli stranieri dovrebbe permettere di preservare l’integrità degli impegni contrattuali che legano l’Unione europea e la Svizzera”, si legge in una nota della Commissione Ue, secondo cui però “sarà tuttavia essenziale che l’ordinanza di esecuzione fornisca precisazioni e garanzie su alcuni elementi fondamentali come l’accesso alle informazioni su posti vacanti e pieno rispetto dei diritti dei lavoratori transfrontalieri”.