Bruxelles – Il vulcano addormentato dei Campi Flegrei vicino Napoli mostra segni di risveglio. Secondo un nuovo studio potrebbe avvicinarsi un punto di pressione critica.
Scienziati italiani e francesi hanno per la prima volta certificato una soglia oltre la quale il magma sotto la superficie terrestre potrebbe innescare il rilascio di fluidi e gas con un tasso di crescita di 10 volte.
Questo causerebbe l’iniezione di vapore ad alta temperatura nelle rocce circostanti, spiega Giovanni Chiodini, ricercatore presso l’Istituto Nazionale italiano di Geofisica e Vulcanologia di Bologna. “Le pietre idrotermali, se riscaldate, possono perdere la resistenza meccanica, provocando una accelerazione verso condizioni critiche”, ha detto Chiodini in un’intervista scritta all’agenzia France presse. Secondo il ricercatore non è possibile dire quando – o se – il vulcano esploderà, ma questo “sarebbe molto pericoloso”, visto che circa 500.000 persone che vivono all’interno e nei pressi della caldera, la depressione creata dopo l’esplosione vulcanica.
“La presenza di più di mezzo milione di persone che vivono in prossimità della caldera – afferma lo studio – rende questo luogo particolarmente impegnativo per Autorità locali e altri decisori, e mette in evidenza l’urgenza di ottenere una migliore comprensione delle interazioni tra l’agitazione del magma e il suo sovrastante sistema idrotermale”.
Chiodini sostiene che c’è una necessità imperativa di arrivare a una migliore comprensione del comportamento dei Campi Flegrei, in particolare per i rischi cui sarebbe esposta un’area “tra le più popolose del Mondo”.
Dal 2005 i Campi Flegrei subiscono quello che gli scienziati chiamano sollevamento, il che ha causato la decisione di aumentare il livello di allerta nel 2012 dal verde al giallo, segnalando la necessità di un monitoraggio scientifico costante, che ha dimostrato come il ritmo delle deformazioni del suolo e l’attività sismica di basso livello è aumentato di recente.
Due altri vulcani attivi – Rabaul, in Papua Nuova Guinea e Sierra Negra nelle Galapagos – “hanno mostrato un’accelerazione nelle deformazioni del suolo prima dell’eruzione con un modello simile a quello osservato nei Campi Flegrei”, ha spiegato Chiodini.
La caldera dei Campi Flegrei è stata formata 39.000 anni fa da un’esplosione che ha generato centinaia di chilometri cubi di lava, rocce e detriti in aria durante l’eruzione più grande in Europa negli ultimi 200.000 anni. L’ultima eruzione è stata nel 1538, ma fu di scala molto più ridotta.
Lo studio di cui è co-autore Chiodini è stato pubblicato martedì nella rivista scientifica Nature Communications.