Bruxelles – Mentre sta finendo un 2016 ancora preoccupante per gli alti tassi di disoccupazione europea, dalla Commissione arrivano dati incoraggianti sul mondo del lavoro. Secondo l’ultima indagine annuale sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (Employment and Social Developments in Europe – ESDE), l’anno scorso sono stati creati 3 milioni di posti di lavoro in più, la maggior parte dei quali a tempo indeterminato (dal secondo trimestre del 2013 circa 8 milioni), contemporaneamente alla diminuzione della povertà con 5 milioni in meno di persone a rischio.
Lo ha annunciato la Commissaria per l’occupazione Marianne Thyssen presentando il rapporto e sottolineando che il 2016 è stato l’anno in cui ci sono stati più occupati dall’inizio della crisi, “con 232 milioni di cittadini europei che lavorano e un tasso di occupazione europea del 71%, al di sopra dei valori del 2008”, si legge nell’introduzione al report.
Sul fronte della indigenza, il rapporto registra un calo di 5 milioni di persone a rischio povertà o esclusione sociale rispetto al picco raggiunto nel 2012. Restano, tuttavia, ancora 119 milioni gli europei che fanno fatica ad arrivare a fine mese, circa un quinto della popolazione europea.
Se i dati forniti dalla Commissaria lasciano pensare a un risveglio dell’economia europea, resta il buco nero della disoccupazione con l’8,3% dei cittadini europei che nel 2016 cerca ancora lavoro, insieme a quasi un giovane su quattro (il 20%) che continua a vivere senza un’occupazione.
Anche su questo fronte la Commissione mostra ottimismo, sostenendo che dal 2013 il numero dei giovani disoccupati è diminuito di 1,6 milioni e quello dei giovani che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano, i cosiddetti Neet, di 900 mila unità. Tuttavia, negli anni la vita dei disoccupati europei non è cambiata molto, perché nel periodo successivo alla crisi, tra il 2008 e il 2013, solo un disoccupato su otto è riuscito a trovare un lavoro a tempo pieno.
“Le nostre economie continuano a creare posti di lavoro e le famiglie hanno assistito a un aumento del loro reddito disponibile”, ha dichiarato la Commissaria per l’occupazione Marianne Thyssen. “Molte persone che lavorano però sono ancora povere; questo dimostra che non si tratta solamente di creare posti di lavoro: devono essere posti di lavoro di qualità”.
Dove sono nati, infatti, questi nuovi posti di lavoro? Nel mondo “delle piattaforme digitali e dell’economia collaborativa, che offriranno nuove opportunità di lavoro, per lo più sotto forma di lavoro autonomo”, ha spiegato Thyssen. Il settore dell’informazione e della comunicazione (Tic) rappresenta un mondo ricco di opportunità, molte ancora da esplorare. “Gli investimenti nelle Tic”, si legge nel report, “possono essere stati all’origine di un terzo della crescita economica dell’Ue tra il 2005 e il 2010, ma in tale settore molti posti sono ancora vacanti”.
L’Europa del rapporto sull’occupazione è ancora un continente non unito, ma che viaggia a più velocità. Con una media europea intorno al 71% nel 2015, ci sono Stati membri che hanno tassi di occupazione che arrivano all’80,5%, come la Svezia, ed altri come la Germania che ha il 78% delle persone occupate, mentre l’Italia registra un 60,5% e la Grecia ha un indice si ferma al 54,9%.
Per far ripartire l’economia, secondo la Commissaria un ruolo decisivo lo gioca anche la capacità di integrare i rifugiati nella società e nel mercato del lavoro: “I loro talenti possono dare un grande contributi in una contesto di invecchiamento della società”, ha spiegato Thyssen.
A questo report che ha fatto il bilancio dello stato del lavoro nel 2016, seguono le indicazione della Commissione per l’anno prossimo. Nel 2017 verrà presentata la proposta finale del pilastro europeo dei diritti sociali, con l’obiettivo di rafforzare l’occupazione e garantire mercati del lavoro inclusivi. Altri passi in avanti sono previsti nell’implementazione dell’Agenda delle competenze, per curriculum vitae più chiari ed efficaci, che sarà affiancato dal cosiddetto “strumento di determinazione delle competenze per i cittadini di paesi terzi”, rivolto a richiedenti asilo, rifugiati e migranti.