Bruxelles – Per alcuni è un paradosso: nel Regno Unito il ministero della Salute ha indicato il Cbd, uno dei principi attivi della cannabis, come un farmaco, andando quindi a riconoscerne l’utilità e l’efficacia, ma allo stesso tempo vietandone la vendita, oltre che ogni forma di promozione e pubblicità.
Una decisione inaspettata e con decorrenza immediata che ha lasciato un po’ spiazzati i cittadini, che, proprio in queste settimane, hanno assistito al dibattito teso a regolamentare l’uso medico della cannabis. Di questo si sta parlando. Il Cbd è il Cannabidiolo, componente presente in alcune varietà di cannabis, e che presenta una peculiarità importante: non ha effetti psicoattivi. Quelli, per intenderci, responsabili della sensazione di ‘sballo’ che spesso ricerca chi fa uso di cannabis per scopi ludici.
La composizione chimica della cannabis sativa presenta oltre 100 cannabinoidi, il più noto dei quali è, probabilmente, il Thc (Tetraidrocannabinolo), che ha effetti psicoattivi. Il Cbd ha invece il ruolo di equilibratore, in quanto va a contrastare gli effetti del Thc. Negli ultimi anni l’attenzione della comunità medica internazionale si è focalizzata sugli aspetti curativi del Cbd, che è possibile assumere con inalazioni, all’interno di farmaci, oppure tramite oli. Quale che sia la metodologia scelta, ciò che conta è il potenziale curativo che questo cannabinoide ha. Si tratta soprattutto di proprietà anticonvulsive, analgesiche, neuroprotettive e rilassanti.
In particolare i farmaci a base di Cbd vengono utilizzati come cura palliativa del dolore nei casi di patologie anche gravi. È per questo che ad oggi in 11 paesi europei (l’ultimo in ordine di tempo ad approvarlo è stata la Croazia) il Cannabidiolo viene utilizzato per alleviare pene derivanti da dolori cronici.
A fronte di questa corsa alla legalizzazione, l’Europa dimostra di procedere ancora con velocità differenti. In alcuni paesi, Italia compresa, la legalizzazione dell’uso medico del Cbd è realtà da tempo. In altri anche solo parlarne è ancora un tabù. La domanda da farsi è quindi: cosa fa l’unione Europea per la cannabis medica? Il tema solo di recente sta ottenendo attenzioni a Bruxelles. Si deve ancora fare i conti con norme obsolete che inquadrano come stupefacenti tutti gli estratti di cannabis: marijuana, hashish e olio di cannabis. E i cannabinoidi, specialmente il Thc, come sostanze psicotrope.
Si sta parlando in questo contesto di uso terapeutico, non di legalizzazione a 360 gradi, che comunque potrebbe servire a togliere alla criminalità organizzata presente sul territorio dell’Unione Europea circa 13 miliardi di euro l’anno.
La decisione presa dal Regno Unito può essere vista in una duplice ottica: sicuramente come passo avanti, dato che il Cbd è stato ora inquadrato come farmaco a tutti gli effetti.
Ma per altri versi è una battuta d’arresto, perché la sostanza dovrà ora stare alle norme che regolano ogni medicinale; di conseguenza migliaia di pazienti dovranno sospendere le cure con i farmaci a base di Cannabidiolo, dato che le aziende produttrici avranno bisogno di tempo per adeguarsi alla normativa.
Prima di questo provvedimento il Cbd era facilmente acquistabile nel Regno Unito, purché sulla confezione non fossero riportate indicazioni sulle proprietà curative. Il ministero della Salute ha voluto regolamentare questa situazione ma, forse, lo ha fatto troppo in fretta, senza dare tempo ai produttori di adeguarsi.