Bruxelles – Affrontare e risolvere le preoccupazioni olandesi, ma senza apportare modifiche che avrebbero richiesto una nuova ratifica da parte dei ventisette e del Parlamento europeo. È tutta in punta di diritto la soluzione messa a punto dai capi di Stato e di governo dei ventotto per risolvere la grana dell’accordo di associazione tra Ue e Ucraina, che i Paesi Bassi continuano a non ratificare per effetto del referendum che lo scorso aprile ha bocciato l’accordo. Per superare l’impasse è stata messa a punto una dichiarazione (vincolante e che può essere modificata solo all’unanimità) che però non cambia di una virgola l’accordo esistente. Si limita a mettere nero su bianco cos’è l’intesa e soprattutto cosa non è, sgombrando il campo dalle preoccupazioni cavalcate da chi ha spinto per il referendum nei Paesi Basso.
“L’accordo non conferisce all’Ucraina lo status di Paese candidato all’adesione all’Unione né costituisce un impegno a conferire questo status all’Ucraina in futuro”, specifica la dichiarazione approvata. E ancora: l’intesa “non costituisce un obbligo per gli Stati membri dell’Unione a provvedere garanzie per la sicurezza collettiva o altri aiuti militari o assistenza all’Ucraina”, scrivono i leader. Tutte cose che già si sapevano ma che i Paesi Bassi volevano fossero messe nero su bianco per rassicurare i cittadini, così come il fatto che “l’accordo non garantisce ai cittadini ucraini e dell’Unione, rispettivamente, il diritto di risiedere e lavorare liberamente nel territorio degli Stati membri o dell’Ucraina”.
Rassicurazioni anche sul versane finanziario: “L’accordo – recita la dichiarazione – non richiede supporto finanziario aggiuntivo da parte degli Stati membri all’Ucraina, né cambia il diritto esclusivo di ogni Stato membro di determinare la natura e il volume del suo supporto finanziario bilaterale”.
La decisione dei capi di Stato e di governo chiarisce poi che ogni forma di collaborazione è comunque basata sul rispetto dei “principi democratici, dei diritti umani, delle libertà fondamentali e dello stato di diritto”. Se dovesse venire a mancare questo prerequisito, “ogni parte può prendere le misure appropriate”, misure che possono “come ultima risorsa, includere la sospensione di ogni diritto e obbligo” previsto dall’accordo. “Siamo arrivati a una decisione legalmente vincolante del Consiglio che affronta tutte le richieste olandesi”, si è dichiarato soddisfatto il premier olandese, Mark Rutte, secondo cui “la decisione stabilisce una volta per tutte cosa significa l’accordo di associazione e soprattutto che cosa non significa”. Arrivare ad un punto di incontro, ha ammesso il premier, “non è stato facile né piacevole, ma era necessario per assicurare che l’Ue potesse continuare a formare un fronte unico contro la politica estera destabilizzante della Russia”.