Bruxelles – Non solo la Polonia non sta facendo passi avanti nel rispetto dello Stato di diritto, dopo il richiamo della Commissione europea, ma anzi ha intrapreso nuove misure che “minacciano di rendere più profonda la crisi”. Continua il braccio di ferro tra Bruxelles e Varsavia sulle riforme della Corte costituzionale polacca che il governo di destra di Beata Szydło sta tentando di portare avanti scatenando una crisi nel Paese. La Commissione europea è “molto preoccupata”, e “chiede con forza alle autorità polacche di non mettere in atto le nuove leggi prima che il Tribunale costituzionale non abbia potuto esaminarle”, perché “questo è il suo ruolo secondo la costituzione polacca”, ha dichiarato Frans Timmermans. Parlando in Plenaria al Parlamento europeo il primo vicepresidente ha ricostruito le tappe della vicenda. Dopo l’avvio di una procedura contro il Paese a gennaio, nel richiamo formale fatto da Bruxelles lo scorso 27 luglio “abbiamo sollevato tre questioni principali: la composizione del tribunale costituzionale, la pubblicazione dei suoi giudizi, e l’efficacia del suo funzionamento”, ha riassunto Timmermans.
Il problema è il potere che il governo sta assumendo sul tribunale e il fatto che non riconosce l’elezione di tre suoi membri fatta dal precedente Parlamento, e insiste per la nomina di altri tre scelti invece dall’attuale maggioranza. Nella lettera del 27 luglio la Commissione aveva mandato a Varsavia le sue richieste di chiarimento, chiedendo di rispondere entro tre mesi. Anche il Consiglio d’Europa aveva, sollecitato dalla stessa Varsavia sul tema, espresso le stesse preoccupazioni di Bruxelles. Ma il governo di Szydło non ha fatto ugualmente marcia indietro, e in una lettera inviata all’esecutivo comunitario ha sostanzialmente difeso il suo operato, respinto le accuse e addirittura negato che la sentenza della Corte costituzionale dello scorso dicembre, che si esprimeva sulla validità dell’elezione dei tre giudici scelti nella precedente legislatura, avesse un valore legale.
“Chiedo al presidente di far giurare urgentemente i 3 giudici eletti dal precedente Parlamento e al governo di pubblicare e rispettare pienamente tutte le precedenti sentenze del tribunale”, ha tuonato Timmermans, perché “non puoi scegliere quali sentenze ti piacciono e pubblicare solo quelle, è una violazione del principio di separazione dei poteri”.
Varsavia però oltre a non aver fatto marcia indietro, ha anche continuato con il suo piano per mettere sotto controllo la Corte costituzionale. “Tre nuove leggi sul tribunale sono nello stadio finale di approvazione e sebbene affrontino alcune delle nostre preoccupazioni, ne sollevano altre”, in particolare quella che afferma che il presidente della Repubblica “potrà nominare un ‘presidente ad interim’ della Corta, e ciò in chiara contraddizione con le norme costituzionali sull’elezione di presidenti e vicepresidenti del Tribunale supremo”. La questione, ha concluso Timmermans, “non è politica ma riguarda i nostri valori fondamentali e la fiducia reciproca tra gli Stati membri”.