Bruxelles – In principio era almeno il 40% di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra a livello nazionale entro il 2030. Era il 2014 e il Consiglio europeo approvava un quadro di politiche energetiche e sul clima, poi passato nelle mani della Commissione che oggi ha presentato il pacchetto “Energia pulita per tutti” di fronte all’aula di Strasburgo riunita in sessione plenaria. L’insieme delle regole proposte dall’esecutivo comunitario prevede non solo di ridurre l’inquinamento da gas serra, ma di agire su energie rinnovabili, ristrutturazioni degli edifici, aumento dell’efficienza energetica, attenzione ai consumatori, e infine, maggiore governance di Bruxelles nelle politiche energetiche dell’Unione.
Da questi punti parte la nuova proposta, che secondo quanto spiegato dal commissario all’Unione energetica Maroš Šefčovic davanti al Parlamento europeo “rispecchia il 90% delle nostre promesse”, un pacchetto che porterà “un miliardo di aumento del Pil annuo nei prossimi 10 anni e 177 miliardi di euro di investimenti in più”.
Per avere maggiore efficienza energetica, ma anche politiche che incidano sul cambiamento climatico la Commissione propone l’obiettivo del 30% di efficienza energetica entro il 2030 che “porterà a 400 mila nuovi posti di lavoro e a un risparmio di importazione del gas pari a 70 miliardi di euro”, ha spiegato il commissario al Cambiamento climatico e all’Energia, Miguel Arias Cañete.
Tra meno di quindici anni la Commissione prevede di garantire sul mercato europeo dell’energia l’apertura di “5 milioni di punti di ricarica di veicoli elettrici e investimenti per 80-100 miliardi di euro nel settore delle ristrutturazioni degli edifici”. Il Commissario Cañete ha inoltre proposto il raggiungimento dell’obiettivo del 27% entro il 2030 dell’uso delle rinnovabili su cui è convinto che l’Europa debba diventare “leader mondiale”, arrivando alla produzione del 50% dell’elettricità entro il 2030 esclusivamente dalle rinnovabili.
Scelte più eco-sostenibili nel campo energetico possono essere raggiunte, secondo l’esecutivo, assicurando contemporaneamente anche la sicurezza energetica dell’Unione e quindi attraverso “la creazione di un sistema di cooperazione tra centri operativi regionali per la rete elettrica” e, ha aggiunto Cañete, nuove strutture a livello europeo “che garantiscano l’approvvigionamento in caso di situazioni di emergenza in cui ci siano carenze di combustibile o minacce create da cyber attacchi”.
La nuova politica energetica dell’Unione prevede un meccanismo che favorisca quella che il commissario al Clima ha definito “la partecipazione trans-frontaliera” tra Stati membri, ma anche la centralità dei consumatori che “devono essere informati e produrre autonomamente l’elettricità”.
La scelta dell’esecutivo di porre come primo obiettivo quello dell’efficienza energetica “è l’approccio giusto” secondo il Partito Popolare europeo (Ppe). Lo ha dichiarato in Aula a nome del gruppo l’eurodeputato Peter Liese, che ha ricordato come “l’efficienza energetica sia il modo più efficace per ridurre le emissioni di gas serra e come sia fondamentale potenziare l’efficienza energetica del 30% per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”.
L’Aula di Strasburgo ha accolto abbastanza bene il nuovo piano della Commissione sull’Energia pulita, anche se quasi tutti i gruppi hanno chiesto all’esecutivo maggiore ambizione sul fronte delle energie rinnovabili spostando la percentuale di energia prodotta da fonti pulite del 27 al 40% entro il 2030. L’hanno chiesto i Socialisti e Democratici (S&D) ricordando che “l’obiettivo del Parlamento era del 40%”, ha spiegato Kathleen Van Brempt, aggiungendo: “Riteniamo che sia raggiungibile”.
Altre contraddizioni presenti nel pacchetto le ha evidenziate il partito dei Conservatori e Riformisti (Ecr). “Si chiede indipendenza energetica, ma poi c’è il limite delle emissioni per i Paesi membri”, ha spiegato l’europarlamentare polacco Zdzisław Krasnodębski, secondo cui “si parla di esclusione di biomassa, ma poi vogliamo le rinnovabili”.
I Liberali (Alde) hanno, invece, posto l’attenzione sul problema dei costi e della sostenibilità economica del nuovo piano energetico. Certo, bisogna andare verso le rinnovabili, ma a che prezzo? “Dobbiamo riuscire a ottenere prezzi bassi sia per le industrie che per i consumatori”, ha detto Fredrick Federley dell’Alde.
Sul fronte del no al nuovo pacchetto si è schierata, invece, la Sinistra europea (Gue) con Neoklis Sylikiotis che ha dichiarato: “Noi non sosterremo il pacchetto che si concentra sugli interessi dei monopoli e delle multinazionali, così i fornitori di elettricità potranno fissare prezzi alti se lo vorranno”.