Roma – “Non abbiamo richieste aggiuntive” da presentare all’esecutivo di Paolo Gentiloni sulla Legge di bilancio 2017, ma “abbiamo piena fiducia che il nuovo governo possa continuare con le stesse politiche del precedente, perché la situazione economica non è cambiata” e “l’Italia ha bisogno di riforme”. Con un’intervista al quotidiano La Repubblica, il vicepresidente della Commissione europea, Jyrki Katainen, esclude che Bruxelles chiederà manovre correttive al bilancio italiano per il prossimo anno.
In attesa di vedere se anche l’Eurogruppo sarà d’accordo – all’indomani del referendum che ha bocciato la riforma costituzionale era stato Jeroen Dijsselbloem, presidente del Consiglio dei ministri delle Finanze dell’eurozona, a indicare la necessità di aggiustamenti – il commissario finlandese precisa che Bruxelles si attende che la rapida soluzione della crisi di governo consenta di riprendere il percorso di riforme avviato dal predecessore di Gentiloni, Matteo Renzi, con il quale “abbiamo lavorato bene”.
Quanto al dossier banche, Katainen non commenta la situazione particolare del Monte dei Paschi di Siena, che verrà salvato dallo Stato se nei prossimi giorni non si troverà una soluzione di mercato al necessario aumento di capitale. Tuttavia, ricorda, “ci sono regole per difendere gli interessi dei contribuenti in caso di crisi” bancaria, e “le autorità italiane hanno dei buoni piani per gestire la situazione del sistema” creditizio.
L’esponente dell’esecutivo europeo è considerato uno dei falchi dell’austerity, ma mostra di condividere i recenti suggerimenti della Commissione Ue per l’area euro, invitata nel suo complesso a un allentamento della politica fiscale. “Sarebbe positivo se la politica di bilancio dell’eurozona nel suo complesso fosse lievemente espansiva, dello 0,5% del Pil”, ammette, segnalando che Paesi “come Germania e Olanda”, che hanno spazi di manovra per aumentare la spesa pubblica, “potrebbero farlo”, mentre “l’Italia è certamente un Paese che non può permettersi uno stimolo fiscale”.
L’orientamento di Katainen al rigore sui conti pubblici torna però a essere confermato quando l’intervistatore gli chiede se il populismo in crescita nell’Europa del sud sia il prodotto delle politiche di austerità. Fa notare che negli Usa, che hanno adottato una politica espansiva durante l’amministrazione di Barak Obama, ha comunque vinto Donald Trump. Poi, a chi pensa che la strada di una maggiore spesa pubblica sia una risposta all’ascesa delle forze euroscettiche, risponde che non è “responsabile distruggere le nostre economie perché il populismo è in crescita”.