Bruxelles – Il rifiuto degli Stati membri di applicare le regole concordate in materia di immigrazione costituisce una novità assoluta nella storia europea ed è qualcosa che rompe il principio base di un’Unione basata su regole: “Ora non lo è più”. Non nasconde la criticità del momento il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker che parlando agli studenti dell’Università di Maastricht in occasione dei 25 anni del Trattato firmato nella cittadina olandese, ha commentato l’inadempienza degli Stati membri sui ricollocamenti di migranti da Italia e Grecia. “È qualcosa di nuovo. Per la prima volta nella storia europea del dopo guerra, non tutti gli Stati membri stanno adottando una regola concordata insieme”, ha fatto notare Juncker ricordando che la decisione è stata “adottata a maggioranza qualificata, secondo le regole dei trattati”. Quello che sta accadendo “è contro il principio base secondo cui l’Ue è un sistema basato su regole. Non lo è più”, ha ammesso Juncker, che pure per il momento rifiuta di aumentare la pressione sugli Stati, sanzionando quelli che non collaborano in materia di accoglienza.
Il presidente della Commissione europea non ha nascosto nemmeno il crescente disagio di alcuni Stati all’interno dell’Unione proponendo di costruire una nuova orbita per tenere legati a sé quei Paesi che vogliono cooperare sì, ma soltanto su certi aspetti. “Non penso che possiamo attenerci alle regole che abbiamo adesso, sono eccellenti ma non sono abbastanza”, ha detto rispondendo alle domande degli studenti. “Penso che dobbiamo adattare i trattati al mondo com’è”, ha continuato Juncker, specificando che il progetto “non è per adesso, né per i prossimi due o tre anni”. In che modo modificare le regole europee? “I tedeschi dicono: ‘Se c’è troppo caldo nella stanza, devi cambiare stanza’”ha raccontato il presidente della Commissione, ammettendo: “C’è troppo caldo nella stanza: i britannici ad esempio non si sentono a loro agio nella cucina europea e neppure i turchi”. Per questo “dobbiamo inventare un’orbita differente per quei Paesi europei che non vogliono essere parte di tutti i domini in cui cerchiamo di lavorare insieme”, ha proposto Juncker, secondo cui “non sarebbe una tragedia, non sarebbe una crisi, ma sarebbe una possibilità, renderebbe le cose più chiare”. In sostanza: “Dobbiamo andare nella direzione di avere una cooperazione più strutturata”, in cui ci sono “Paesi che vogliono fare delle cose insieme e tutte quelle cose devono essere fatte insieme e poi quegli Stati che vogliono chiarire che hanno un approccio diverso”.
L’Ue insomma va forse modificata ma “quelli che pensano che è venuto il momento di romperla, di farla a pezzi, di suddividerci in singole nazioni sbagliano completamente: non esisteremmo come singole nazioni senza l’Unione europea”, si è detto convinto Juncker, ricordando che l’Europa è il continente più piccolo e che la sua popolazione è in declino. Per rafforzare l’Ue, Juncker è tornato a parlare anche dell’importanza di una difesa comune europea: “Dobbiamo occuparci della nostra sicurezza perché gli Stati uniti, indipendentemente da Trump o dai suoi colleghi non sono più pronti a farlo”, ha sottolineato il presidente della Commissione, ricordando: l’Europa spende in difesa circa 200 miliardi di euro l’anno, gli Usa ne spendono 500, ma “noi abbiamo il 15% dell’efficienza americana”. Non solo: “In Europa abbiamo 174 tipi di armi, negli Usa 27. Un solo elicottero europeo e un solo carro armato europeo – ha concluso Juncker – sarebbero abbastanza”.