Bruxelles – Fare la spesa in Gran Bretagna dopo la Brexit potrebbe costare sempre di più. I prezzi degli alimenti saranno destinati a salire, se continuerà la fuga dei lavoratori europei dal Paese e il governo non li rassicurerà che potranno lavorare nel Paese anche dopo l’uscita dall’Unione. A lanciare l’allarme sono trenta realtà economiche, tra grandi catene di supermarket e industrie britanniche dell’alimentare e delle bevande, inclusa la Federazione del Cibo e delle Bevande e marchi come Marmite o Mr Kipling, che hanno scritto una lettera al governo pubblicata dal quotidiano “The Guardian”.
Secondo le aziende del settore, “i lavoratori dell’Unione europea, alcuni dei quali hanno già lasciato la Gran Bretagna, svolgono un ruolo importante nella produzione di cibo e bevande a prezzi contenuti e di alta qualità”. Il governo britannico, a loro avviso, “deve assicurare che i cittadini europei lavorino nel Paese anche dopo la Brexit”, altrimenti le conseguenze economiche per il settore agroalimentare britannica, che da lavoro a circa 4 milioni di persone, saranno molto negative a causa della carenza di manodopera.
Le preoccupazioni del settore non sono infondate se si pensa che le agenzie del lavoro hanno recentemente denunciato che l’industria alimentare britannica si troverà ad affrontare la peggiore condizione di carenza di manodopera per almeno 12 anni.
L’associazione dei lavoratori, (The Association of Labour Providers, Alp), recentemente ha detto che le risposte agli annunci di lavoro per l’industria alimentare hanno subito un crollo fino al 70% per quanto riguarda i lavoratori che vengono da Paesi europei, cioè il 90% della manodopera del settore.
Nonostante il prezzo degli alimenti continui a scendere, anche a causa della pesante concorrenza delle maggiori catene di supermercati e discount sempre più diffusi nel Paese, secondo gli esperti del settore nei prossimi mesi l’aumento dei costi per le aziende è destinato a far salire l’inflazione.