Tra i primi motivi per cui Renzi resterà al governo, c’è che lui vuole restarci. Chi ce lo vede a guardarsi in platea le celebrazioni del 60° dei trattati di Roma e seguire dal divano il G7 di Taormina nel 2017?
O quanto meno vuole tornarci, se non subito con un rimpasto, con il voto. E come potrebbe recuperare voti se non stando ancora al governo? Se sparisse, in molti lo apprezzerebbero ma non tanto da votarlo, un certo numero di quelli che lo votano lo dimenticherebbero, e non può aspettare che chi lo ama vada nel mondo e si moltiplichi.
Se sostenesse un governo di correzione al Bilancio da segretario del Pd (e con chi?), perderebbe consensi. L’unica strada che ha per recuperarne è restare al governo e dimostrare che con l’Ue non è solo chiacchiere e distintivo.
Dopo aver urlato ‘al veto’, deve essere capace di azioni più incisive e ottenere risultati concreti sulla gestione dei migranti.
Poi, sopratutto, deve riuscire a spuntarla sulla politica economica. Appena arriveranno i bonus previsti in questa manovra – che con la crisi di governo è passata senza problemi al Senato – Bruxelles ne chiederà la restituzione attraverso una manovra correttiva. Rispondere che non ci saranno correzioni, se non alle regole di bilancio europee, toglierebbe argomenti alla Lega e ai 5 stelle e porterebbe voti a Renzi.
Massimizzarli starà poi alla legge elettorale, che arriverà dopo un astruso dibattito al quale l’inquilino di Palazzo Chigi cercherà di partecipare il meno possibile in maniera diretta.