Bruxelles – I socialisti continuano a “negare la possibilità di un monopolio popolare e di destra delle tre istituzioni europee”, ora che Martin Schulz lascerà la guida del Parlamento di Strasburgo, e per questo “puntano decisamente all’elezione di un socialista” al suo posto. Forte della riconferma per acclamazione a leader del gruppo S&D, Gianni Pittella torna a ribadire, con più forza, la sua candidatura alla successione di Schulz. A meno che non si decida che un socialista sostituisca il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, il cui mandato scadrà il prossimo giugno. “Se mi porteranno un accordo scritto, entro i primi di gennaio”, ovvero prima della votazione dell’Aula di Strasburgo, “in cui risulta che il presidente del Consiglio sarà socialista, allora riferirò al gruppo”, ma “ci vuole un accordo scritto”, ha affermato Pittella ribadendo che “non possiamo accettare le tre presidenze vadano ai popolari”, cosa su cui “non ci sono subordinate”.
Il democratico è anche tornato a dichiarare che “la cooperazione legislativa con i popolari è finita”, ma questo non fa venire meno il sostegno alla Commissione guidata da Jean-Claude Juncker. “L’ho sentito e gli ho ribadito che continueremo a sostenerlo sui dossier consoni con nostre posizioni”, ma la Commissione “deve essere tenuta fuori da questa battaglia che è esclusivamente parlamentare”.
La rottura della cooperazione legislativa non vuol dire però bloccare i lavori dell’Aula in quanto, ha ricordato Pittella, per legiferare “non è necessaria una coalizione politica nel Parlamento europeo”, che “nei 17 anni in cui sono stato a Strasburgo non c’è sempre stata, eppure lavoravamo insieme su dei provvedimenti legislativi”.
Il capogruppo S&D ha parlato anche della situazione italiana ribadendo il suo sostegno a Matteo Renzi che “rimane il leader che deve guidare il Partito Democratico e il Paese”.