Bruxelles – Chiunque organizzi, contribuisca o anche solo inciti a compiere azioni terroristiche in Europa sarà giudicato penalmente in base alle regole europee. Anche la Commissione Libertà civili del Parlamento europeo è d’accordo ad inasprire le misure contro i foreign fighters, cittadini europei che si sono uniti alle organizzazioni terroristiche come l’Isis e che tornano nel continente, e i cosiddetti “lupi solitari”, terroristi che colpiscono senza essere ufficialmente collegati alla rete di Daesh. Con 37 voti a favore, 4 contrari e 7 astenuti, lunedì 5 dicembre la Commissione parlamentare Libe ha dato il via libera a una proposta di legge concordata lo scorso 17 novembre da Parlamento, Consiglio e Commissione e che ora deve essere approvata dall’aula di Strasburgo e dai ministri dell’Unione europea.
Per avere rilevanza penale un’azione volta alla preparazione di attacchi terroristici deve essere stata fatta “intenzionalmente e consapevolmente”, si legge nel testo della proposta, e affinché la repressione contro il terrorismo sia rispettosa dei diritti umani, è stata inserita una clausola a garanzia del rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali nelle azioni di contrasto al terrorismo.
“Non c’è libertà senza sicurezza”, ha ricordato l’europarlamentare dei Popolari europei Monika Hohlmeier, le nuove misure contro il terrorismo “rientrano nell’azione complessiva di lotta al terrorismo che mette in pratica le direttive del Gruppo di azione finanziaria delle Nazioni Unite”.
Andare all’estero per unirsi a un gruppo terroristico o per addestrarsi ad azioni terroristiche o tornare in Europa dopo essere finiti nelle fila di organizzazioni come l’Isis è considerato un reato in tutta Europa.
Anche il reclutamento per fini terroristici o la realizzazione di esplosivi, armi o sostanze pericolose e nocive, che solitamente finiscono nelle mani dei “lupi solitari”, sono considerati reati. Non solo l’azione terroristica, ma anche l’incitamento pubblico a commettere azioni terroristiche sono vietati. La propaganda terroristica, fatta in maniera diretta o indiretta, è da considerarsi come il precursore degli attacchi e quindi gli Stati membri si impegnano a assicurare le rimozione immediata di contenuti che possono essere considerati “inviti a commettere atti terroristici”.
Per fare questo c’è bisogno di investire sulla lotta al terrorismo anche sul piano finanziario. Il testo approvato prevede che gli Stati membri si impegnino a assicurare risorse adeguate e anche a collaborare nello scambio delle informazioni. Per la prima volta, gli Stati membri saranno obbligati a condividere nel minor tempo possibile le informazioni importanti legate a procedimenti giudiziari su reati terroristici se queste servono a prevenire futuri attentati terroristici o ad aiutare le indagini.
Oltre alla repressione dei terroristi e di coloro che favoriscono tali azioni, con la nuova legge gli Stati membri dovranno anche assicurare una giusta protezione alle vittime degli attentati. Sarà instituito un sistema di emergenza che fornisce risposte e aiuto immediato alle vittime di terrorismo e alle loro famiglie in termini di interventi medici, psicologici, legali e finanziari.
L’accordo ora dovrà essere votato a Strasburgo durante la plenaria di febbraio 2017. Gli Stati membri hanno 18 mesi di tempo per applicare le le nuove norme, tranne la Gran Bretagna e l’Irlanda che non sono vincolati dalla direttiva, ma possono decidere di notificare alla Commissione la loro intenzione di aderire, e la Danimarca che non è coperta dalla direttiva.