Roma – “Il popolo italiano ha parlato in modo inequivocabile”, prende atto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, al quale basta poco più di un terzo delle schede scrutinate per decidere di andare in conferenza stampa ad annunciare: “L’esperienza del mio governo finisce qui”. I No alla riforma costituzionale sono al 59,1 per cento, in un referendum nel quale ha votato il 68,4 per cenro di elettori.
Il premier dimissionario registra “rabbia, delusione, amarezza e tristezza” del fronte del Sì, ma si assume “personalmente tutte le responsabilità della sconfitta. Ho perso io, non voi”, dice ai propri sostenitori. Poi promette: “Arriverà il giorno in cui tornerete a festeggiare una vittoria”. Dichiarazioni di chi depone lo scettro “col groppo in gola” ma pensa a come riprenderselo.
La crisi di governo sarà formalizzata nel pomeriggio, e sono aperte tutte le ipotesi su cosa accadrà dopo le consultazioni che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dovrà convocare a stretto giro per sentire i leader politici. Renzi dà “un abbraccio” al suo successore. “Chiunque sarà”, rimarca, a lui “consegnerò la campanella insieme con il dossier sulle tutte le cose da fare”. Sottolineatura che suggerisce l’intenzione del segretario del Pd di far valere l’imprescindibile peso del suo partito in Parlamento per scegliere il sostituto e dettare la propria agenda al futuro esecutivo.
Bisognerà però vedere quanto, dopo la sconfitta, i gruppi parlamentari dem rimarranno fedeli al segretario. Toccherà capire poi quali assestamenti si determineranno anche negli altri gruppi, dopo lo scossone referendario. Infine, incognita più complessa, si dovrà stabilire cosa ne sarà dell’Italicum, la legge elettorale sulla quale pende un giudizio della Corte costituzionale e che comunque regola solo l’elezione della Camera – con doppio turno e premio di maggioranza al partito vincente, mentre il Senato, rimasto fondamentale per la fiducia all’esecutivo, verrebbe eletto con il sistema proporzionale.
“Tocca a chi ha vinto avanzare per primo proposte”, scandisce Renzi facendo le congratulazioni al fronte del No, e chiamandone il leader ad assumersi “la grande responsabilità” di indicare una riforma elettorale sulla quale accordarsi. Nel frattempo il premier assicura che l’iter della Legge di bilancio proseguirà e sarà il governo dimissionario a portarlo avanti. Già oggi però, dall’Eurogruppo, potrebbero arrivare pressioni perché venga corretta, ma il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan non sarà alla discussione. Ha infatti deciso di annullare il visaggio a Bruxelles inseguito al risultato delle urne..