Bruxelles – La protezione dei minori non accompagnati deve essere “in cima alle nostre priorità”, poiché “se non abbiamo successo nel proteggere i bambini, non abbiamo successo per niente”: questo è stato il messaggio di Dimitris Avramopoulos, commissario europeo per le Migrazioni, al decimo Forum europeo per i diritti del bambino, il cui tema principale quest’anno è stato “La protezione dei bambini nella migrazione”. Non bisogna solo capire come proteggere i minori non accompagnati ma anche come migliorarne i diritti, ha sottolineato il commissario, secondo cui questo può avvenire solo attraverso “l’integrazione”, per la quale è necessaria “prima di tutto l’educazione”.
I minori rappresentano una parte sempre più consistente degli arrivi di migranti in Europa. Tra gennaio e settembre 2016 più di 664.000 bambini hanno richiesto asilo nell’Unione europea, solo in Italia nove minori su 10 sono non accompagnati. Soltanto nel 2016, poi, più di 700 bambini sono morti in mare tentando di raggiungere le coste europee.
Di fronte a questo l’Europa sta facendo abbastanza? Unicef e Save the children si sono dette “profondamente preoccupate che il fallimento di dare priorità alla protezione dei bambini stia mettendo a rischio molti di loro” e hanno accusato l’Unione europea di aver fatto “troppo poco” per “rispondere ai bisogni e alle vulnerabilità dei bambini”.
Per i rappresentanti delle istituzioni europee, però, parte della responsabilità è degli Stati membri che si sottraggono alla responsabilità delle pratiche di accoglienza. Nathalie Griesbeck, eurodeputata del partito liberale Alde e vicepresidente dell’intergruppo per i diritti del bambino, ha fatto presente che “sono stati ricollocati solo 6.000 bambini (150 minori non accompagnati) dei 120.000 promessi dall’Unione europea”. Il vero “problema qui è una mancanza di volontà politica”, ha sostenuto Anna Maria Corazza Bildt, europarlamentare del partito popolare Ppe e co-presidente dell’intergruppo per i diritti del bambino, sostenendo che “proteggere i diritti dei bambini migranti” non è solo un’“obbligo legale”, ma “è parte dei nostri valori europei”.
Della stessa opinione anche la collega Caterina Chinnici, europarlamentare del Partito democratico e anch’essa co-presidente dell’intergruppo per i diritti del bambino: “I minori migranti aspettano risposte dall’Ue, e la risposta è semplice: più volontà politica”. Chinnici ha insistito sull’urgenza di “intervenire davvero e di farlo in maniera efficace” e in tempi brevi, perché, ha spiegato, “il tempo per il minore non ha la stessa valenza che per l’adulto, ma ha una valenza maggiore”. Dunque a maggior ragione questo “deficit di solidarietà” nei confronti dei bambini, “è inaccettabile”.
Occorrono “soluzioni concrete” ha ribadito più volte Griesbeck, che possano dare l’opportunità concreta ai minori di costruirsi un futuro, che possano dare loro speranza, che costituiscano, ha spiegato il capo del dipartimento per l’immigrazione italiano Mario Morcone, “un’offerta credibile che risponda alle loro aspettative”.
Per fare ciò, però, è necessario che ogni stato membro faccia la sua parte e che sia data priorità alle persone, bisogna entrare nell’ottica, come affermato dal Relatore speciale Onu sui diritti umani dei migranti, François Crépeau, che “proteggere i bambini è più importante che proteggere i confini”.