Bruxelles – Sorseggiare una bella birra fresca non è soltanto un piacere, è godere di un piccolo pezzo del patrimonio culturale dell’umanità. Già, perché l’Unesco ha deciso di inscrivere la cultura della birra belga nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, quello cioè che “comprende le tradizioni ereditate dai nostri avi e tuttora praticate, grazie alla trasmissione di generazione in generazione”. Di certo non si può dire che la birra in Belgio non rientri in questa categoria. “La fabbricazione e l’apprezzamento della birra fanno parte del patrimonio vivente di diverse comunità del Belgio”, fa notare l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, secondo cui “questa cultura gioca un ruolo nella loro vita quotidiana e nelle occasioni di festa”. In Belgio, ricorda l’Unesco, “sono prodotti 1.500 tipi di birre con l’aiuto di differenti metodi di fermentazione”.
“Dagli anni 80, la birra artigianale è diventata particolarmente popolare” e “diverse regioni sono conosciute per le loro varietà specifiche”, senza contare che “anche alcune comunità trappiste, che versano i loro benefici ad associazioni benefiche, fabbricano birra”, continua l’Unesco. La birra belga, poi, è utilizzata in cucina, soprattutto per la fabbricazione di certi tipi di formaggi, o in associazione a determinati piatti. E ancora, la cultura della birra si trasmette attraverso corsi privati e programmi pubblici per formare veri specialisti nel settore.
Il dossier per trasformare la birra belga in patrimonio dell’Umanità “è stato introdotto all’Unesco dalla Comunità Germanofona, a nome di tutto il Belgio, con il sostegno dell’organizzazione dei birrai, di varie associazioni, di promotori della birra, di ong specializzate e di istituti di formazione. La valutazione del dossier ha richiesto un anno e mezzo e ha superato una selezione molto rigida.