Bruxelles – Gianni Pittella si candida alla successione di Martin Schulz alla presidenza del Parlamento europeo. Dopo la decisione del socialista tedesco di lasciare Bruxelles per candidarsi in Germania, Pittella ha deciso di proporsi in prima persona per provare a impedire che la guida dell’Aula passi ai popolari. Questi ultimi potrebbero avanzare il nome del tedesco Manfred Weber, la cui eventuale elezione farebbe tornare il Ppe alla guida di tutte e tre le principali istituzioni europee avendo già Jean-Claude Juncker alla Commissione e Donald Tusk nel Consiglio europeo.
Il gruppo socialista ha appoggiato in maniera compatta la candidatura di Pittella, cosa che non sarebbe successa nei confronti di Schulz visto che gli stessi tedeschi e i francesi non erano felicissimi della sua rielezione.
Le ragioni di questa candidatura sono due, ha spiegato Pittella in conferenza stampa a Bruxelles al termine della riunione del gruppo S&D, la prima è che “bisogna preservare un’equa rappresentanza tra le presidenze delle maggiori istituzione europee”. L’equilibrio politico “è essenziale” e “noi non accetteremo mai un monopolio popolare”, ha assicurato l’esponente del Pd secondo cui “il compromesso su cui si è fondata la collaborazione legislativa sinora realizzata” tra popolari e socialisti al Parlamento europeo “è stato rotto e non da noi”. Il garante di questa collaborazione era Martin Schulz, e se un popolare prendesse il suo posto questo compromesso verrebbe a cadere.
La seconda ragione, ha continuato Pittella, “è legata alla piattaforma politica e programmatica”, con “il mondo che sta cambiando, la Brexit in Europa e Trump negli Usa occorre una svolta progressista”, e la sua candidatura è proprio “sostenuta da un programma e da un’agenda progressista”, un programma che chiede “nuove politiche economiche, di archiviare l’austerità, una nuova agenda sociale, un nuovo modello di sviluppo più sostenibile e un sistema che impedisca di evadere ed eludere le tasse in Europa come fanno le grandi multinazionali”.
A Pittella servirà l’appoggio di più gruppi se vorrà riuscire davvero nell’impresa di sedersi nello scranno più alto di Strasburgo, e probabilmente anche di almeno una parte dei popolari. I liberali non hanno ancora scelto un loro candidato ufficiale anche se il leader Guy Verhofstadt vorrebbe provarci e la francese Sylvie Goulard si è già lanciata nella corsa. Le sue posizioni critiche nei confronti dell’austerità rendono difficile che il Ppe possa acconsentire di sostenerlo, ma l’esponente italiano del Pd ha già dimostrato in passato di essere capace di trovare consensi trasversali, come quando nella scorsa legislatura riuscì a farsi eleggere per due volte primo vicepresidente dell’Aula. “Sulla base del mio programma mi confronterò con tutte le forze, tranne l’estrema destra, per trovare convergenze sulla mia candidatura”, ha affermato.